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5 MARZO

Oggi, ma nel 1943, a Torino, allo stabilimento Fiat di Mirafiori, alle Officine meccaniche Felice Rasetti, di corso Ciriè, e allo Stabilimento Fiat grandi motori, in Barriera di Milano, iniziava lo sciopero degli operai metalmeccanici contro il fascismo. L’1 marzo precedente, alle 10 di mattina, col suono della quotidiana sirena antiaerea, c’era stata la prova generale, ma la serrata non aveva prodotto i risultati sperati per paura delle ripercussioni da parte dei cosiddetti caporali, così le maestranze erano dovute ricorrere alla seconda occasione, quella del 5 marzo. La protesta si svilupperà con l’appoggio del Partito comunista italiano, guidato dal segretario Palmiro Togliatti, di quello socialista, capeggiato da Pietro Nenni, e del Partito d’Azione di Ugo La Malfa.

La buona riuscita era dovuta anche al quotidiano del Pci “L’Unità” (nella foto, particolare, la prima pagina con l’annuncio dei risultati dello sciopero) che aveva ripreso ad uscire, benché in edizione clandestina prima di tornare allo scoperto il 6 giugno 1944, contribuendo a diffondere il messaggio di incitamento alla rivolta delle tute blu. Il picchettaggio coinvolgerà, entro il 17 marzo successivo, 100mila lavoratori del comparto estendendosi poi, seppure a macchia di leopardo, dal capoluogo piemontese anche alle fabbriche di Milano e più in generale del nord Italia. Le forze in subbuglio invocavano, fin dalle prime battute, l’interruzione dei bombardamenti dal cielo, una maggiore clemenza nel vitto e nella paga, la conclusione del secondo conflitto mondiale e la caduta del regime mussoliniano. Il 12 marzo si aggiungeranno alla manifestazione anche i tramvieri torinesi che domanderanno l’assegnazione delle famigerate 192 ore.

La vicenda verrà raccontata da Umberto Massola, uno dei principali organizzatori delle agitazioni nella città sabauda, nel volume “Gli scioperi del ’43: marzo aprile. Le fabbriche contro il fascismo”, che verrà pubblicato da Editori riuniti, di Roma, nel 1973. Libro che sarà l’adattamento della prima versione, intitolata “Marzo 1943, ore 10”, che apparirà per i tipi di Edizioni di cultura sociale, sempre della Capitale, nel 1950. Lo sciopero del 5 marzo 1943 verrà cantato dal gruppo musicale di rock progressivo Stormy Six, nel brano “La fabbrica”, contenuto nell’album “Un biglietto del tram”, del 1975, pubblicato dalla Cooperativa l’Orchestra. Il testo, scritto da Paolo e Franco Fabbri, inizierà così: “Cinque di marzo del ‘43/ nel fango le armate del Duce e del Re/ gli alpini che muoiono traditi lungo il Don./ Cento operai in ogni officina/ aspettano il suono della sirena,/ rimbomba la fabbrica di macchine e di motori,/ più forte è il silenzio di mille lavoratori./ E poi quando è l’ora depongono gli arnesi,/ comincia il primo sciopero nelle fabbriche torinesi”.