7 gennaio
Oggi, ma nel 1970, in tutta Italia, veniva pubblicato dall’etichetta discografica milanese Vedette, del lancianese Armando Sciascia, il singolo “Barbera e champagne”, di Giorgio “Gaber” Gaberscik, di Milano, di 31 anni, che sarà ritenuto il pionieristico ideatore del teatro canzone nel Belpaese, a cominciare proprio da quell’anno e dal 45 giri in questione. Il “Signor G”, infatti, si sentiva stretto nel ruolo del chitarrista, benché fosse talentuoso con lo strumento in mano, come costretto in quello dell’interprete, spaziando dal rock -percorso iniziato col brano “Ciao, ti dirò”, del 1958- al repertorio da chansonnier transalpino della rive gauche alla Jacques Brel -itinerario contraddistinto da tracce connotate da un certo impegno politico quali, verosimilmente, “Com’è bella la città”-, quanto ingabbiato in quello del presentatore di varietà per il piccolo schermo, nonostante fosse molto seguito. Così aveva deciso d’infondere la sferzata di novità necessaria alla virata della sua carriera. Tuffandosi in un contesto a lui più congeniale. Nonostante l’aspettativa di guadagni decisamente inferiori e il rischio di flop, ai quali non fosse abituato, soprattutto dopo i pienoni incassati esibendosi anche con personaggi del calibro di “Mina”. L’esordio, avvenuto con la collaborazione di Sandro Luporini, c’era stato il 21 ottobre, a Seregno, in provincia di Monza e Brianza, nel teatro San Rocco, con regia di Beppe Recchia e con musica di Giorgio Casellato. Tra l’altro era passato dalla meneghina Ri-Fi alla nuova produzione due anni prima, nel 1968 -tra la contestazione giovanile e l’influenza del maggio francese anche nello Stivale, incidendo “Torpedo blu” e “Il Riccardo”, destinati a divenire dei classici del repertorio, che avevano riscosso alto gradimento da parte degli ascoltatori. Quindi era la volta di “Barbera e champagne”, che nel 1972 sarà anche il titolo dell’album (nella foto, particolare, il doppio Gaber intento a brindare in due diverse modalità, come indicato dal titolo del vinile, nello scatto tratto dall’immagine di copertina della raccolta) che racchiuderà grandi successi quasi come a rimarcare, stando al parere di una parte degli addetti ai lavori, il cammino compiuto per giungere alla svolta: non solo artistica, ma esistenziale.