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8 NOVEMBRE

Oggi, ma nel 1935, a Chicago, negli Usa, Aldo Spoldi, di 23 anni, originario di Castiglione d’Adda, in provincia di Lodi, batteva lo statunitense Fred “Red” Cochrane, nell’incontro di pugilato nella categoria pesi leggeri, ovvero fino a 61,24 chilogrammi per i professionisti, segnando la svolta della sua carriera fuori dai confini del Belpaese.

"Kid Dynamite", come era soprannominato Spoldi (nella foto, particolare, a sinistra, mentre a destra, Cochrane), a causa dei suoi colpi micidiali, aveva la meglio dopo 8 riprese nonostante l’avversario fosse ritenuto tra i boxeur più aggressivi della categoria a livello planetario. Per gli appassionati dei guantoni su e giù per lo Stivale, avere la “Spoldite” era sinonimo di massima irruenza in termini di potenza.

Freddie era di Elizabeth, nel New Jersey, del 1915, quindi aveva tre anni in meno di Spoldi e, tra il ‘41 e il ’46, sarà campione del mondo dei welther, cioè fino a 66,70 chilogrammi per i “pro”. Sarà infatti sconfitto, l'l1 febbraio 1946, al Madison Square Garden di New York, al quarto round, da Mario Severino, alias “Marti Servo”, americano di origine italica, e si ritirerà. Spoldi farà sua la cintura di campione d’Europa dei leggeri, a Copenaghen, il 2 settembre 1938, suonandole anche al danese Carl Andersen.

La vicenda umana e agonistica di Spoldi sarà caratterizzata da ripetute fratture alle ossa delle mani dovute alla fragilità del suo apparato scheletrico rispetto alla brutalità usata nel portare i colpi. Ciò condizionerà lo sviluppo della carriera di un atleta del ring ritenuto particolarmente brillante dagli addetti ai lavori. Il suo percorso sarà raccontato da Alessandro Bisozzi nel volume intitolato “Kid Dynamite. Aldo Spoldi: storia di una leggenda della boxe”, che sarà pubblicato da Ultra edizioni, di Roma, nel 2018.