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13 gennaio

13 Gennaio 2025

Oggi, ma nel 1906, a Corleone, in quel di Palermo, in contrada Rianciale, sicari mafiosi, che non verranno identificati, uccidevano, con due colpi di lupara, mentre era nel proprio appezzamento di terra, il medico chirurgo Andrea Orlando, corleonese di 42 anni, consigliere comunale socialista eletto per la prima volta l’11 giugno 1899 - con Bernardino Verro quale primo cittadino del Psi che sarà poi assassinato il 3 novembre 1915 - particolarmente attivo nella campagna per l’equa distribuzione delle tasse municipali in difesa dei meno abbienti.

La vittima, classe 1864, poi riconfermata nell’assise cittadina - con Giovanni Milone sindaco - era particolarmente impegnata per l’ottenimento di maggiore equità sociale. Tanto da essere etichettata “apostolo del socialismo”. Orlando (nella foto, particolare) aveva sostenuto le maestranze locali, che versavano in stato di grande difficoltà, nella costituzione della “Fratellanza agricola Zuccarrone”, che il 2 giugno 1906 porterà alla istituzione della cooperativa “Unione agricola”, con sede nella Casa del popolo, e si era speso per promuovere le “affittanze collettive” in grado di arginare concretamente lo strapotere dei gabellotti malavitosi e dei latifondisti.

Tra questi ultimi figuravano soprattutto i notabili locali, verosimilmente: Antonino Paternostro, Francesco Cammarata e Giuseppe Bentivegna, che sedevano anche in Consiglio comunale. Il crescente impegno in difesa degli interessi dei contadini e dei braccianti lo aveva messo in cattiva luce nei confronti della borghesia, classe sociale di provenienza, essendo figlio del farmacista Giovanni e di Marianna Streva. Altro elemento di disturbo del suo agire era il visitare gratuitamente le persone povere. Nella seduta del consiglio comunale del 10 dicembre 1903, in seguito al diverbio sulla liceità della tenuta dei conti dell’amministrazione, il consigliere Andrea Marcianò, figlio di don Vito, il tesoriere municipale, aveva aggredito Orlando colpendolo al volto col calcio della pistola dopo averlo minacciato di farlo fuori.

Anche il consigliere Francesco Guarino si era scagliato contro Orlando, rivoltella alla mano, per il medesimo motivo. L’ispezione prefettizia che era seguita a quel tafferuglio aveva accertato quanto Orlando avesse sostenuto: ovvero che fosse stata operata una gestione “allegra” della finanza pubblica. L’omicidio, che destava enorme scalpore, rimarrà senza colpevoli assicurati alla giustizia, anche per l’elevato tasso di omertà regnante in quel contesto. Tutta la vicenda verrà rievocata, a pagina 187, nel volume di Rosario Mancino, “Le parole della mafia: i protagonisti, le opere, la legislazione", che sarà pubblicato dalla casa editrice palermitana La Zisa, nel 2008.