TURNO DI NOTTE
Il calcio semplice ai tempi del Paròn
Sarà l’età, saranno i tempi che non incoraggiano alla serietà bensì alla retorica, ma sempre più spesso viene da pensare a quegli italiani che conoscemmo da ragazzi e che non smettiamo di rimpiangere per la loro riluttanza a sottomettersi alla prevalenza del cretino.
Prendete il calcio, per esempio, e gli allenatori in particolare. Da qualche anno, i Mister sono diventati dei filosofi. Parlano di se stessi in terza persona come Giulio Cesare. Interpellati sulle sorti del pallone non si vergognano di pronunciare frasi che iniziano con «Il mio calcio» e via teorizzando.
La nostalgia di tempi più semplici riporta alla memoria allenatori come Nereo Rocco, detto il Paròn, che, prima di morire nel 1979, fece in tempo a vincere, sulla panchina del Milan, due Coppe dei campioni e svariati scudetti. Tutto questo senza prendere mai sul serio se stesso e il gioco che gli dava da vivere. A chi, prima di una partita, gli augurava «che vinca il migliore!», rispondeva nel suo triestino lingua-madre: «Sperem de no!». A guidarlo erano il senso del limite e il senso del ridicolo. La domenica, ai calciatori che gli chiedevano ragione della loro esclusione dalla prima squadra rispondeva impassibile: «Decision de la siora Maria». Che poi era sua moglie.
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