La lettera di Massimo Cinque

1 Agosto 2010

Questo articolo con la lettera del dottor Massimo Cinque è stata pubblicata il 31 luglio sul Centro

 

L’AQUILA. Tante indagini aperte dalla Procura della Repubblica: su una miriade di crolli, sulla commissione Grandi Rischi, sull’edificio di Ingegneria, sulla Casa dello Studente. Tutte in corso e qualcuna già approdata alla richiesta di rinvio a giudizio.
 I parenti delle vittime del terremoto del sei aprile attendono che quelle inchieste approdino a un processo durante il quale chiarire, se ci sono, le responsabilità penali dei singoli imputati. Eppure tutte quelle indagini potrebbero non far luce fino in fondo su quanto accaduto all’Aquila non solo il sei aprile del 2009 ma nei venti anni precedenti. Sì perché è in quel periodo di tempo che nonostante studi, allarmi lanciati sui giornali, previsioni che un forte evento ci sarebbe stato entro il primo decennio del 2000 non si è fatto nulla: non c’è stato un rappresentante delle istituzioni che si sia preoccupato di capire meglio, approfondire, farne una questione politica se necessario. La stessa cosa che accade oggi: il sisma dell’Aquila non ha insegnato nulla. Basta allontanarsi cinquanta chilometri dal capoluogo e sembra che il terremoto non c’è mai stato ma faccia parte di una serie di miti del passato. E invece il terremoto è fra noi e si continua a ignorarlo salvo poi piangere lacrime amare o vantarsi dell’efficienza postuma dei soccorsi. I parenti delle vittime del terremoto tre giorni si sono riuniti. E’ stato deciso di costituire un’associazione che dia vita a una sorta di «class action» che possa giungere - anche attraverso un’azione di tipo civilistico che non mira certo al risarcimento di quello che non è risarcibile - a fare chiarezza a 360 gradi su anni e anni di silenzi. Chi, fra gli studiosi, ha avuto il coraggio di parlare pubblicamente sui rischi che si stavano correndo è stato messo a tacere e ce ne è copiosa documentazione. Due esempi per tutti: nel 1999 un esperto rilascia al Centro una intervista in cui espone una serie di fatti e conclude che c’è da temere il verificarsi di una forte scossa. Pochi giorni dopo a quel sismologo arriva una lettera in cui gli viene intimato di tacere. Stessa sorte era toccata qualche anno prima a un’altra persona che sul Messaggero si era permesso di rilasciare dichiarazioni in cui ipotizzava un terremoto entro il 2010. Quei silenzi e quelle sottovalutazioni vengono messi nero su bianco anche nella memoria del pm Fabio Picuti che ha indagato sulle “rassicurazioni” della Commissione Grandi Rischi che si riunì all’Aquila il 31 marzo 2009.
 Secondo Pierpaolo Visione uno dei promotori dell’associazione «i rappresentanti e i dirigenti degli enti pubblici che si sono succeduti negli anni hanno le loro responsabilità eppure nessun dirigente è stato rimosso, nessuno ha ammesso le proprie responsabilità e i sindaci degli ultimi 15 anni vanno in tv per spiegarci come secondo loro va ricostruita L’Aquila».
 LA LETTERA. Il dottor Massimo Cinque che il sei aprile ha perso tutta la sua famiglia ha letto durante la riunione una lettera.
Eccone il testo:
 «Scrivo prendendo spunto dalla lettera comparsa sul Centro a firma del signor Giovanni Di Nino di Sulmona. Voglio precisare che chi scrive è una persona che quella notte ha perso tutto quello che si poteva perdere e forse di più dell’immaginabile (due figli e una moglie) ma non ho mai perso né la dignità né la lucidità (come qualche benpensante a noi noto ha voluto far credere). E’ ora di finirla di far finta di niente e di continuare a giocare a scaricabarile. Nessuno di noi si è mai sognato di chiedere l’ora esatta del terremoto e questi dirigenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica, insieme a qualche altro personaggio cittadino ben conosciuto che ha detto che indagare la Commissione Grandi Rischi è come condannare qualcuno che non ha fatto tredici al totocalcio, ebbene questi signori farebbero meglio a tacere nel rispetto dei 308 Martiri. Alla luce di tutto quello che sta emergendo in questi giorni, l’idea che mi sto facendo è quella che in realtà la Commissione Grandi Rischi è soltanto la punta di un iceberg, il pesce piccolo. Dove erano e che cosa hanno fatto le varie istituzioni locali visto che da 6 mesi si registravano scosse di una certa magnitudo? C’era forse un piano di evacuazione (paradossalmente non c’è neanche adesso); c’era forse una sola tenda in qualche area della città dove la gente quella maledetta notte poteva trovare riparo? Alla luce dei fatti e al di là delle varie inchieste, mi sembra talmente evidente la responsabilità di tante, troppe persone che persino un cieco (lasciatemi passare la similitudine con tutto il rispetto per i non vedenti) se ne accorgerebbe. E poi la stessa cosa riguarda il crollo dei palazzi. Mi sembra di capire da quello che leggo, che in quasi tutti (se non tutti) gli edifici che sono crollati ci siano degli enormi, giganteschi difetti vuoi di progettazione vuoi di costruzione. E allora di cosa stiamo parlando? E’ ora di finirla, è arrivato il momento che ognuno si assuma le proprie responsabilità di quello che ha fatto o meglio non ha fatto. Ritengo doveroso da parte mia non dico portare avanti la battaglia perché tale non è ma arrivare fino in fondo pro veritate. Lo devo ai miei 3 Angeli e sono sicuro che se fosse successo il contrario loro avrebbero fatto la stessa cosa, ma oltre a loro lo devo anche a tutti i Martiri». Il prossimo incontro dell’associazione è giovedì 5 agosto alle 18 in via Aldo Moro 28.