PALLA AL CENTRO
Milan, rivincite e paradossi nel segno di Massara
Il Milan sembra un mix di rivincite e paradossi. E’ il grande favorito nella lotta scudetto, a 180’ dalla fine, con un allenatore che la stessa proprietà voleva cambiare con Rangnik. Roba di un paio di anni fa. Poi, nel maggio 2021 la qualificazione in Champions e se domenica batte l’Atlanta si cuce più di mezzo scudetto sulla maglia.
Vogliamo parlare del dramma calcistico della perdita a parametro zero di Donnarumma, il portiere della Nazionale finito al Psg? Poco male, arriva Maignan che non ha fatto per niente rimpiangere l’estremo difensore di Castellammare di Stabia. Anzi. Merito di un personaggio poco incline alla ribalta: si chiama Frederic Massara, 53 anni, che a Pescara ricordano essere stato uno dei protagonisti dei tempi galeoniani.
Massara è un direttore sportivo che non ama i riflettori, li lascia volentieri agli altri; in questo caso a Paolo Maldini. Ma conosce il calcio come pochi, soprattutto conosce tanti giocatori. Chi sapeva di Kalulu? O di Tomori. Oppure di tanti altri rossoneri che sono diventati dei pilastri di Pioli? Solo Massara, cresciuto alla corte di Walter Sabatini prima a Palermo e poi a Roma. E’ il classico “secchione”, quello che studia tanto. Nel suo caso studiare significa vedere partite e di conseguenza tanti giocatori.
Rivincite e paradossi, si diceva. Quando si è fatto male Kjaer nel dicembre scorso la corsa del Milan verso lo scudetto sembrava segnata. Eppure eccolo lì vicino al traguardo. Una rosa da 180 milioni, molti in meno rispetto a quelli spesi da Juve e Inter. Sì, perché il Diavolo perde prima Donnarumma e la prossima estate Kessie a parametro zero, ma va dritto per la sua strada. Non deroga dai suoi principi.
Il Milan a un passo dal 19° scudetto con Ibrahimovic, lo svedese chiamato da Boban dopo una memorabile sconfitta a Bergamo con tanto di manita dall’Atalanta. Il tempo ha detto che era la medicina giusta per il Diavolo. Milan che va a prendere Giroud, 35 anni, campione del mondo in scadenza di contratto con il Chelsea. Il campionato ha confermato che era l’attaccante che serviva per consentire a Pioli di valorizzare tanti giovani.
La sensazione è che sia una squadra – per meglio dire un gruppo – costruito tassello dopo tassello. Senza badare ai nomi. Con la competenza di chi sa di calcio ed è stato nel calcio. Di chi vede qualità ignote ad altri e di chi punta sullo spirito di gruppo più che sugli ingaggi milionari.
Il ciclo era nato con Giampaolo in panchina. Poi, il tecnico giuliese è stato avvicendato. Doveva sostituirlo Spalletti, ma era sotto contratto con l’Inter che non lo ha liberato. E allora ecco Pioli, che non piaceva Gazidis il quale si era già accordato con Rangnik. Pur di rompere quell’asse Boban si è fatto licenziare (ora è all Fifa).
Presi ad uno ad uno i rossoneri non danno la sensazione di essere i più forti. Lo sono, però, classifica alla mano. Significa che c’è dell’altro. Tanta competenza in panchina e dietro la scrivania. E’ il calcio bellezza!