Offese a chi non c'è più: un nuovo dolore

26 Aprile 2010
In questo anno non ho mai chiesto la pietà e la compassione, so bene che il dolore è un fatto personale che va sopportato fino allo stremo delle forze. Ho scritto e raccontato della mia tragedia personale perchè in qualche modo raccontavo anche la tragedia di una città. Mai mi sarei aspettato una lettera, inviata alla redazione dell'Aquila del Centro, offensiva della memoria dei miei figli e delle altre trecento vittime. Non riporto il testo completo perchè farei un altro favore a chi l'ha scritta .  Dico solo che, anche se so che l'autore non è degno di far parte del consesso umano , al dolore è stato aggiunto il dileggio.  E' terribile pensare che fra noi ci sono persone di tal fatta.  Eppure accade che qualcuno prenda carta e penna, compri un francobollo di 60 centesimi e invii , per posta, la lettera sapendo di aprire ancora di più la terribile ferita di quella notte. Fra le altre cose scrive che "ha riso quella notte, ha riso il giorno dei funerali , ride ogni volta che vede la tomba dei miei figli al cimitero". Bene io non ho riso mai, e non rido adesso pensando che esiste chi è capace di scrivere tali cose.