Chieti

A 22 anni finisce in coma per overdose: a processo la dipendente comunale

17 Gennaio 2025

Secondo le indagini portate avanti dai carabinieri della stazione di Tollo, coordinati dal sostituto procuratore Giancarlo Ciani, la donna, ha ceduto droga “del tipo metilfenilammina» al giovane che, «dopo averla assunta, riportava lesioni consistite in un’intossicazione da sostanza”

CHIETI. «I medici dicono che è stato un miracolo». Domenico, 53 anni, pronuncia queste parole quasi sussurrandole. Poi si ferma, perché la voce è rotta dalle lacrime. Domenico è il papà di un giovane di Tollo che, il 28 maggio di due anni fa, è finito in overdose a causa di un cocktail di droghe. Per dodici giorni quel ragazzo, all’epoca di 22 anni, è stato in coma. «Mi dicevano che non si sarebbe più svegliato. E invece ce l’ha fatta: dopo quasi un mese di Rianimazione e una lunga riabilitazione, è ancora in cura ma si è ripreso», racconta Domenico nell’aula 1 del tribunale di Chieti, davanti al giudice Enrico Colagreco e al pubblico ministero Natascia Troiano. A pochi passi da lui, sul banco degli imputati, c’è Biagina Fusella, 45 anni, incensurata, dipendente comunale a Ortona, ora accusata dei reati di «detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti» e «lesioni come conseguenza di altro reato».

LE ACCUSE

Secondo le indagini portate avanti dai carabinieri della stazione di Tollo, coordinati dal sostituto procuratore Giancarlo Ciani, la donna, «con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso», ha ceduto droga «del tipo metilfenilammina» al giovane che, «dopo averla assunta, riportava lesioni consistite in un’intossicazione da sostanza stupefacente con incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un periodo di tempo superiore a 40 giorni».

LA TESTIMONIANZA

«All’epoca», ricostruisce Domenico, «mio figlio faceva uso di droga. Io e mia moglie abbiamo provato a fermarlo, anche arrivando allo scontro fisico. Quella mattina è stata lei a trovarlo seduto sul letto. Lui tremava, aveva gli occhi sbarrati. Ripeteva: “Io non ho fatto niente, non ho fatto niente”.

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