«Abbattete quelle 4 villette»
Il giudice: vincoli inosservati. Ma il reato si prescrive.
VASTO. Il tribunale dispone l’abbattimento di quattro villette realizzate nella zona di via Santa Lucia per inosservanza dei vincoli morfologici, ma i fabbricati resteranno in piedi: fra tre mesi il reato cadrà in prescrizione. Le villette erano state realizzate dall’impresa che fa capo all’ex vice sindaco Giovanni Bolognese.
La sentenza. E’ del giudice monocratico del tribunale di Vasto, Laura D’Arcangelo, ed è stata emessa il 6 ottobre scorso. Il provvedimento non lascia spazio ai dubbi. I quattro fabbricati vanno abbattuti. «Sono stati costruiti su un terreno instabile in contrasto con le norme di salvaguardia contenute nel piano straordinario regionale per la rimozione di situazioni di rischio morfologico: piano che evita ogni attività di trasformazione dello stato dei luoghi», è scritto nel dispositivo della sentenza. Le difformità individuate dal giudice sono anche altre: il permesso a costruire, rilasciato dal Comune nel 2003 e riguardante una variante in corso d’opera di una struttura realizzata con concessioni edilizie datate 1997-1999 e 2002, era scaduto e sarebbero stati autorizzati interventi edilizi del tutto difformi dal progetto originale.
La difesa. Ma in aiuto della società Magnolia costruzioni srl e degli acquirenti arriva la prescrizione del reato. «La vicenda giudiziaria», assicurano i difensori dell’impresa di costruzioni, gli avvocati Vincenzo Antonucci del foro di Lanciano e Giovanni Cerella del foro di Vasto, «si chiuderà senza alcun abbattimento. Contro la sentenza del giudice D’Arcangelo è stato presentato appello. Nel frattempo, però, fra tre mesi il reato viene estinto per decorrenza dei termini». A invocare il sequestro del cantiere nel 2004 fu l’associazione ambientalista Italia Nostra di Pescara. I denuncianti chiesero alla magistratura di bloccare i lavori temendo danni al costone orientale della città, un’area inserita dal Pai, il cosiddetto piano di assetto idrogeologico redatto dalla Regione, come area a rischio. Partì subito un’indagine, ma intanto i lavori andarono avanti. Nel frattempo le quattro villette sono state ultimate e anche vendute. «L’impresa non ha provocato alcun danno al costone e ha realizzato le villette solo dopo aver adottato tutte le necessarie misure di sicurezza», assicurano i difensori della Magnolia.
Il caso Vasto. La sentenza riporta in primo piano il “caso Vasto” e le 21 inchieste dei carabinieri della locale compagnia sulle colate di cemento che non hanno risparmiato nessun angolo della città. Nel 2007 il sindaco, Luciano Lapenna, ha varato un pool anti-abusi: un gruppo di lavoro formato da tecnici ed esperti del settore urbanistica e da agenti della polizia municipale con il compito di affiancare la polizia giudiziaria nei servizi di antiabusivismo edilizio. Un lavoro non facile, considerato il numero di pratiche da esaminare, ereditato dal nuovo dirigente del sttore urbanistica del Comune, Alessandro Cipressi.
La sentenza. E’ del giudice monocratico del tribunale di Vasto, Laura D’Arcangelo, ed è stata emessa il 6 ottobre scorso. Il provvedimento non lascia spazio ai dubbi. I quattro fabbricati vanno abbattuti. «Sono stati costruiti su un terreno instabile in contrasto con le norme di salvaguardia contenute nel piano straordinario regionale per la rimozione di situazioni di rischio morfologico: piano che evita ogni attività di trasformazione dello stato dei luoghi», è scritto nel dispositivo della sentenza. Le difformità individuate dal giudice sono anche altre: il permesso a costruire, rilasciato dal Comune nel 2003 e riguardante una variante in corso d’opera di una struttura realizzata con concessioni edilizie datate 1997-1999 e 2002, era scaduto e sarebbero stati autorizzati interventi edilizi del tutto difformi dal progetto originale.
La difesa. Ma in aiuto della società Magnolia costruzioni srl e degli acquirenti arriva la prescrizione del reato. «La vicenda giudiziaria», assicurano i difensori dell’impresa di costruzioni, gli avvocati Vincenzo Antonucci del foro di Lanciano e Giovanni Cerella del foro di Vasto, «si chiuderà senza alcun abbattimento. Contro la sentenza del giudice D’Arcangelo è stato presentato appello. Nel frattempo, però, fra tre mesi il reato viene estinto per decorrenza dei termini». A invocare il sequestro del cantiere nel 2004 fu l’associazione ambientalista Italia Nostra di Pescara. I denuncianti chiesero alla magistratura di bloccare i lavori temendo danni al costone orientale della città, un’area inserita dal Pai, il cosiddetto piano di assetto idrogeologico redatto dalla Regione, come area a rischio. Partì subito un’indagine, ma intanto i lavori andarono avanti. Nel frattempo le quattro villette sono state ultimate e anche vendute. «L’impresa non ha provocato alcun danno al costone e ha realizzato le villette solo dopo aver adottato tutte le necessarie misure di sicurezza», assicurano i difensori della Magnolia.
Il caso Vasto. La sentenza riporta in primo piano il “caso Vasto” e le 21 inchieste dei carabinieri della locale compagnia sulle colate di cemento che non hanno risparmiato nessun angolo della città. Nel 2007 il sindaco, Luciano Lapenna, ha varato un pool anti-abusi: un gruppo di lavoro formato da tecnici ed esperti del settore urbanistica e da agenti della polizia municipale con il compito di affiancare la polizia giudiziaria nei servizi di antiabusivismo edilizio. Un lavoro non facile, considerato il numero di pratiche da esaminare, ereditato dal nuovo dirigente del sttore urbanistica del Comune, Alessandro Cipressi.