Altino, un tifoso perde la vista a un occhio
Domenica è stato colpito da un fumogeno durante la gara di Prima categoria.
LANCIANO. Una giornata da incubo, quella vissuta domenica scorsa da Carlo Panaccio, simpatizzante dell’Altinese 2000, squadra militante nel campionato di Prima categoria, girone B. L’uomo, un 47enne originario di Guardiagrele ma residente ad Altino, avendo sposato una ragazza del posto, Claudia Di Florio, ha perso un occhio per le conseguenze di uno gesto teppistico verificatosi nel finale del match che, proprio domenica pomeriggio, vedeva la formazione biancoverde opposta al Torino di Sangro.
Una gara di cartello, trattandosi dell’ultima occasione, per gli ospiti, di conquistare un posto nei play off. Proprio per questo motivo a seguire i ragazzi di mister Priori, c’erano un centinaio di tifosi, una decina dei quali, ad una manciata di minuti dalla fine e con la loro squadra sotto di una rete, cominciava a dare in escandescenze, venendo a contatto con alcuni supporters locali. «Io ero nelle vicinanze», racconta lo stesso Panaccio, in questi giorni a Ravenna per sottoporsi ad una serie di visite specialistiche, «e mi ero appena girato per capire cosa stesse accadendo, quando sono stato colpito in pieno volto da un oggetto che all’inizio pensavo fosse un bastone». In realtà si trattava di un fumogeno, non del tutto spento, che colpendo l’occhio sinistro gli provocava lo scoppio del bulbo oculare.
Immediato l’arrivo dell’ambulanza, contestuale a quello dei carabinieri. E così, mentre Panaccio veniva trasferito in ospedale, prima a Casoli, e poi - data la gravità del danno - a Lanciano, i militi dell’Arma provvedevano all’identificazione del teppista, aiutati dalla descrizione fornita loro dalla vittima. Per riuscirci hanno trattenuto all’interno dell’impianto la tifoseria del Torino di Sangro per oltre mezzora dopo la fine della partita. «Malgrado la concitazione del momento», conferma la vittima del lancio del fumogeno, «ho visto bene la persona che mi ha colpito, poichè indossava una maglietta della Lazio recante il numero dieci ed il nome di Di Canio. E’ incredibile», ha aggiunto, «perché comunque fino a quel momento era filato tutto liscio e niente faceva immaginare quanto poi è accaduto. La denuncia? Per ora, non mi sono ancora mosso in tal senso. Se ne occuperà, tramite un legale, mia moglie, ma solo in un secondo tempo, dato che ora abbiamo altre priorità».
Carlo Panaccio, infatti, svolge l’attività di operaio (con mansioni di carrellista) e ha praticamente perso l’uso dell’occhio sinistro, salvando per fortuna il destro. C’è un ballo il suo futuro. «A Lanciano mi hanno operato», spiega, «cercando di fare il possibile, ed ora siamo qua a Ravenna, in un centro oculistico specializzato, per vedere se c’è qualche speranza di limitare i danni. Sono sempre stato un tipo tranquillo ed è assurdo che debba rischiare di perdere la vista per una partita di calcio...».
Una gara di cartello, trattandosi dell’ultima occasione, per gli ospiti, di conquistare un posto nei play off. Proprio per questo motivo a seguire i ragazzi di mister Priori, c’erano un centinaio di tifosi, una decina dei quali, ad una manciata di minuti dalla fine e con la loro squadra sotto di una rete, cominciava a dare in escandescenze, venendo a contatto con alcuni supporters locali. «Io ero nelle vicinanze», racconta lo stesso Panaccio, in questi giorni a Ravenna per sottoporsi ad una serie di visite specialistiche, «e mi ero appena girato per capire cosa stesse accadendo, quando sono stato colpito in pieno volto da un oggetto che all’inizio pensavo fosse un bastone». In realtà si trattava di un fumogeno, non del tutto spento, che colpendo l’occhio sinistro gli provocava lo scoppio del bulbo oculare.
Immediato l’arrivo dell’ambulanza, contestuale a quello dei carabinieri. E così, mentre Panaccio veniva trasferito in ospedale, prima a Casoli, e poi - data la gravità del danno - a Lanciano, i militi dell’Arma provvedevano all’identificazione del teppista, aiutati dalla descrizione fornita loro dalla vittima. Per riuscirci hanno trattenuto all’interno dell’impianto la tifoseria del Torino di Sangro per oltre mezzora dopo la fine della partita. «Malgrado la concitazione del momento», conferma la vittima del lancio del fumogeno, «ho visto bene la persona che mi ha colpito, poichè indossava una maglietta della Lazio recante il numero dieci ed il nome di Di Canio. E’ incredibile», ha aggiunto, «perché comunque fino a quel momento era filato tutto liscio e niente faceva immaginare quanto poi è accaduto. La denuncia? Per ora, non mi sono ancora mosso in tal senso. Se ne occuperà, tramite un legale, mia moglie, ma solo in un secondo tempo, dato che ora abbiamo altre priorità».
Carlo Panaccio, infatti, svolge l’attività di operaio (con mansioni di carrellista) e ha praticamente perso l’uso dell’occhio sinistro, salvando per fortuna il destro. C’è un ballo il suo futuro. «A Lanciano mi hanno operato», spiega, «cercando di fare il possibile, ed ora siamo qua a Ravenna, in un centro oculistico specializzato, per vedere se c’è qualche speranza di limitare i danni. Sono sempre stato un tipo tranquillo ed è assurdo che debba rischiare di perdere la vista per una partita di calcio...».