Aspetta l'operazione da 47 giorni

5 Gennaio 2011

L'odissea di un'anziana ricoverata nel reparto di Cardiochirurgia

CHIETI. Un mese e mezzo di ricovero in ospedale in attesa di sottoporsi a un complicato intervento al cuore. «I posti letto della rianimazione, assegnati al reparto, sono solo 4» sostiene il primario di cardiochirurgia Gabriele Di Giammarco «l'attesa è purtroppo inevitabile».

L'odissea della paziente, 76 anni e residente a Rocca Morice, è iniziata lo scorso settembre per una problema polmonare.

Curata nell'ospedale di Pescara la donna è stata poi dimessa per essere subito trasferita nella cardiochirurgia del Santissima Annunziata di Chieti per essere sottoposta alla sostituzione di una valvola mitralica e al trattamento chirurgico di una grave patologia aortica. Un quadro clinico complicato tenendo conto dell'età della paziente che per i cardiologi doveva essere affrontato con un intervento urgente. «In realtà sono passati 47 giorni dal ricovero e nessuno sa dirci quanto ancora durerà questa attesa» racconta con l'amaro in bocca la figlia dell'anziana che tra l'altro svolge la professione di infermiera. «Tutto questo accade in un reparto di eccellenza dell'ospedale teatino, dove le professionalità sono di altissimo livello, ma dove mancano i supporti affinché queste professionalità mantengano una operatività ad alto regime».

La causa di tutto la decimazione dei posti letto di rianimazione destinati alla cardiochirurgia sancita dal piano sanitario regionale. E così l'estenuante attesa di un paziente in un letto d'ospedale, senza avere la possibilità, nel frattempo. di tornare a casa, diventà normalità. «Al di là dei gravi problemi di salute di mia madre che ha bisogno di essere operata con urgenza» prosegue la figlia «chiedo a chi dispone tagli sui servizi sanitari per tappare le voragini quanto costino degenze in ospedale così lunghe. È un paradosso inaccettabile».

Il primario del reparto, Gabriele Di Giammarco conferma l'esistenza del problema delle lunghe attese dei pazienti cardiopatici prima di arrivare in sala operatoria e ne spiega anche le ragioni. «Dal 2007 i posti letto della rianimazione in reparto sono passati da 6 a 4. I nostri sono pazienti «difficili», il rischio di complicazioni post-operatorie è sempre in agguato per cui le degenze si allungano. Come si allunga la lista di attesa di malati che si affida, in modo autonomo, al policlico di Chieti per sottoporsi a interventi al cuore. Sono 180 le richieste che non riusciamo a soddisfare» puntualizza «e i motivi sono tanti».

Solo due sale operatorie, con un organico di infermieri ridotto all'osso, utilizzate per due o tre interventi al giorno. A fronte di un grande bacino di utenza che ha bisogno di prestazioni ultraspecialistiche immediate. «Ci sentiamo moralmente responsabili di tutti i pazienti che arrivano da ogni angolo dell'Abruzzo. Ma non possiamo lavorare a pieno regime. Il nostro obiettivo primario è tutelare al massimo la salute dei malati e in queste condizioni non possiamo lavorare a pieno regime come vorremmo. Il personale» incalza «riesce davvero a fare miracoli nonostante una miriade di impedimenti. A partire dalla mancanza di indispensabili strutture di supporto che agevolerebbero in primis i pazienti e l'organizzazione delle eccellenti professionalità di cui andiamo fieri».

Entro un anno, però la situazione potrebbe cambiare con il completamento della nuova ala ospedaliera che ospiterà, in locali più idonei, anche la cardiochirurgia. «Ci auguriamo tutti» conclude Di Giammarco «che gli annunci diventino finalmente una realtà».

© RIPRODUZIONE RISERVATA