CHIETI
Autismo: il Tribunale ordina alla Asl cure per una bambina
E' il secondo caso in pochi giorni in cui il giudice interviene a tutela di una piccola paziente
CHIETI. Il giudice del Tribunale di Chieti Ilaria Prozzo ordina alla Asl Lanciano Vasto Chieti prestazioni richieste per una bambina autistica e mai erogate dall'azienda sanitaria.
Lo rendono noto Dario Verzulli e Gianni Legnini, rispettivamente presidente e legale di fiducia dell'associazione Autismo Abruzzo i quali spiegano che la decisione del giudice "ribadisce per l'ennesima volta il diritto alle cure per bambini e per persone con autismo, richiamando nell'articolata ordinanza la Sentenza del Tribunale di Vasto n. 62 del 2020, sempre conseguita dalla nostra Associazione a seguito di un ricorso sul 'merito' da parte della Asl Lanciano Vasto Chieti".
Il presidente Verzulli e l'avvocato Legnini spiegano, in una nota, che "La minore è stata autorizzata al trattamento ambulatoriale dedicato per autismo dall'Unità di Valutazione Multidimensionale della Asl 2 di Lanciano Vasto Chieti, sicché del tutto ingiustificata è la mancata erogazione del trattamento terapeutico" recita l'ordinanza.
In particolare, sottolinea Verzulli sintetizzando il contenuto, "non può ritenersi sufficiente l'aver individuato una struttura accreditata presso la quale la bambina è stata collocata in lista di attesa, essendo invece necessaria l'effettiva presa in carico della minore e l'effettiva somministrazione della terapia prescritta dall'UVM".
La Asl, ricorda ancora il presidente di Autismo Abruzzo, "non solo deve individuare strutture accreditate con competenze specifiche sui disturbi dello spettro autistico, stipulando apposite convenzioni, ma deve garantire che tali strutture eroghino effettivamente i trattamenti con la presa in carico dei minori, altrimenti l'ammissione al trattamento finirebbe per essere una mera formalità che non assicura al minore disabile alcuna effettiva assistenza".
"Sebbene, la P.A. sia titolare di un potere autorizzativo discrezionale nel valutare sia le esigenze sanitarie di chi richiede una prestazione sia il rapporto costi-benefici che tale richiesta comporta, nei casi in cui sia indubbia l'esistenza di una situazione di urgenza, con rischio irreversibile per la salute, superabile solo con cure tempestive non fornite dal servizio pubblico, l'esigenza fondamentale di cure immediate prevale sulle esigenze economiche della P.A.".
La Asl di Chieti, fa sapere Verzulli, "è stata condannata alle spese per 3.271 euro, oltre tasse e oneri. Risorse che potevano essere dedicate alle prestazioni riabilitative senza ritardi".
"Auspichiamo che le Asl abruzzesi - conclude la nota- possano presto recepire processi organizzativi tali da assicurare davvero a tutti gli utenti in lista di attesa le cure. Noi siamo pronti a sostenere chiunque voglia affermare il diritto dei propri figli",