Avvistate quattro balenottere al largo di Vasto
La segnalazione di alcuni marinai del peschereccio di Natarelli. Taglioli (Wwf): rare le segnalazioni nel medio Adriatico, mare ricco di biodiversità
VASTO. Quattro balenottere comuni sono state avvistate al largo del mare di Vasto, a circa 23 miglia da Punta Penna, la spiaggia dove il 12 settembre 2014 si arenarono sette esemplari di capodoglio tra i 7 e i 12 metri di lunghezza e del peso di oltre 11 tonnellate.
A segnalare la presenza delle balenottere sono stati i marinai del peschereccio di Corrado Natarelli che hanno immediatamente informato dell’importante avvistamento Stefano Taglioli, guardia Wwf e membro del Centro studi cetacei (Csc).
«La Balenottera comune è il più grande mammifero al mondo dopo la Balenottera azzurra e la popolazione del mare Mediterraneo sembra essere una sottospecie a sé rispetto a quella che vive nell'Atlantico», spiega Taglioli, «gli esemplari del Mediterraneo possono raggiungere la lunghezza di 24 metri e un peso fra le 45 e 75 tonnellate. Sono pochissime le segnalazioni nel medio Adriatico. L’avvistamento delle quattro balenottere a 23 miglia da Punta Penna fa seguito a quella di due esemplari della stessa specie a circa nove miglia al largo di Vasto ad opera di un gruppo sub di Lanciano nell’ottobre 2014. Ancora una volta l’Adriatico si rivela un mare ricchissimo di biodiversità anche per i grandi cetacei», sottolinea l’ambientalista, «chi non ricorda lo spiaggiamento a Punta Penna di sette capodogli e l'eccezionale salvataggio di quattro di loro nel settembre 2014? A parte il riscontro scientifico, il fascino delle balene e dei delfini, avvistabili spesso anche dalla stessa spiaggia di Punta Penna, sono le carte vincenti naturalistiche sulle quali le aree protette costiere dovrebbero maggiormente puntare. Il paesaggio da solo, per quanto bello, non è niente se la biodiversità in mare e a terra non lo colma di vita vera», conclude Taglioli.
Il recente avvistamento ha rilanciato anche la necessità di non abbassare la guardia sulla importanza di tutelare il mare della riserva dal pericolo, sempre in agguato, della petrolizzazione dell’Adriatico e dell’utilizzo dell’airgun, la tecnica usata dalle compagnie petrolifere per l’ispezione dei fondali marini. Un allarme non cessato per le associazioni ambientaliste le quali, pur ritenendo il progetto Ombrina ormai tramontato, continuano a non dormire sonni tranquilli a causa dei recenti provvedimenti legislativi varati dal governo.
Anna Bontempo
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
A segnalare la presenza delle balenottere sono stati i marinai del peschereccio di Corrado Natarelli che hanno immediatamente informato dell’importante avvistamento Stefano Taglioli, guardia Wwf e membro del Centro studi cetacei (Csc).
«La Balenottera comune è il più grande mammifero al mondo dopo la Balenottera azzurra e la popolazione del mare Mediterraneo sembra essere una sottospecie a sé rispetto a quella che vive nell'Atlantico», spiega Taglioli, «gli esemplari del Mediterraneo possono raggiungere la lunghezza di 24 metri e un peso fra le 45 e 75 tonnellate. Sono pochissime le segnalazioni nel medio Adriatico. L’avvistamento delle quattro balenottere a 23 miglia da Punta Penna fa seguito a quella di due esemplari della stessa specie a circa nove miglia al largo di Vasto ad opera di un gruppo sub di Lanciano nell’ottobre 2014. Ancora una volta l’Adriatico si rivela un mare ricchissimo di biodiversità anche per i grandi cetacei», sottolinea l’ambientalista, «chi non ricorda lo spiaggiamento a Punta Penna di sette capodogli e l'eccezionale salvataggio di quattro di loro nel settembre 2014? A parte il riscontro scientifico, il fascino delle balene e dei delfini, avvistabili spesso anche dalla stessa spiaggia di Punta Penna, sono le carte vincenti naturalistiche sulle quali le aree protette costiere dovrebbero maggiormente puntare. Il paesaggio da solo, per quanto bello, non è niente se la biodiversità in mare e a terra non lo colma di vita vera», conclude Taglioli.
Il recente avvistamento ha rilanciato anche la necessità di non abbassare la guardia sulla importanza di tutelare il mare della riserva dal pericolo, sempre in agguato, della petrolizzazione dell’Adriatico e dell’utilizzo dell’airgun, la tecnica usata dalle compagnie petrolifere per l’ispezione dei fondali marini. Un allarme non cessato per le associazioni ambientaliste le quali, pur ritenendo il progetto Ombrina ormai tramontato, continuano a non dormire sonni tranquilli a causa dei recenti provvedimenti legislativi varati dal governo.
Anna Bontempo
©RIPRODUZIONE RISERVATA.