Beni comunali all’asta, la farmacia vale 1,5 milioni
Scuole, fabbricati, parcheggi, box e magazzini tra le proprietà da dismettere Desiati (Progetto per Vasto): «La giunta ripensi alla vendita dell’Histonium»
VASTO. Ci sono ex scuole, fabbricati, parcheggi, box, magazzini e anche una farmacia comunale nel piano delle dismissioni immobiliari allegato al bilancio di previsione 2013, uno dei tredici punti all’ordine del giorno dell’assemblea civica slittata a domani, alle 9, in seconda convocazione.
Nel lungo elenco sono stati inseriti ventuno fabbricati che l’amministrazione comunale conta di mettere all’ asta e dalla cui vendita ha preventivato di incassare 6.400.000 euro. Una cifra del tutto ipotetica se si considera che nel piano elaborato dagli uffici sono stati inseriti immobili che difficilmente troveranno acquirenti. È il caso del parcheggio coperto di via Martiri Istriani, alla Marina: duecento posti auto, attualmente inutilizzati, a ulteriore dimostrazione di quanto sia stato incauto l’acquisto da parte della precedente amministrazione di centrodestra guidata dall’ex sindaco Giuseppe Tagliente che comprò la struttura pagandola circa due miliardi di vecchie lire. Non sarà facile neanche vendere l’ex scuola di via Naumachia (759 mila euro): due aste sono già andate deserte.
Decisamente più appetibile, invece, l’immobile di piazza Marconi, nel cuore del centro storico, che ospita il Centro di aggregazione anziani, in odor di trasferimento all’ex Istituto d’arte destinato a diventare polo socio-educativo. Ma è sulla farmacia comunale Histonium che sono puntati gli occhi. Dalla sua vendita l’amministrazione conta di incamerare 1,5 milioni, una somma indicativa tenuto conto che il valore effettivo dell’attività non è stato ancora stimato. Ed è proprio su questo punto che le minoranze annunciano battaglia.
«Siamo contrari alla vendita della farmacia comunale», attacca Massimo Desiati, capogruppo consiliare di Progetto per Vasto, «non ci si può disfarre di un’azienda solo a causa di un deficit di 4mila euro l’anno, senza tener conto del suo valore sociale. Sarebbe più appropriato studiare un rilancio della sua attività e, nel caso specifico, anche una più adatta sistemazione logistica per permetterne una migliore fruizione. L’aspetto paradossale è che mentre si discute dell’apertura di nuove farmacie il Comune mette in vendita la propria, senza neanche valutare soluzioni alternative inerenti la gestione che può essere diretta, tramite consorzi tra comuni o società di capitali anche se non a prevalente partecipazione pubblica. Prima di prendere una decisione così definitiva e che impoverisce il patrimonio pubblico, si sono studiate altre formule ed altre soluzioni?», chiede il consigliere comunale di minoranza.
Anna Bontempo
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