Bimbo morto: giallo da svelare
Oggi l’autopsia al Renzetti Cartella clinica sequestrata
LANCIANO. Tocca al medico legale Ivan Melasecca spiegare le cause della morte di Domenico, il bambino di 2 anni e mezzo di Tornareccio deceduto sabato nell’ospedale di Atessa dopo avere contratto la varicella. Alle 9,30 è in programma l’autopsia, chiesta dalla Procura. L’esame autoptico si tiene nell’ospedale di Lanciano dove la salma del bambino è stata trasferita l’altro ieri sera. Domenico era stato già visitato dai medici del presidio sanitario di Atessa qualche giorno fa. Erano stati i genitori a portarlo al Pronto soccorso preoccupati per la febbre alta che non voleva saperne di andare via e anche per lo stato di debolezza del piccolo. Domenico aveva contratto la varicella, con la comparsa delle classiche macchioline rosse e pruriginose in varie parti del corpo. Ma c’era qualcosa in più che non quadrava. Pare che i medici avessero consigliato ai genitori il ricovero del bambino, ma poi Domenico è stato riportato a casa. Nelle ore seguenti le sue condizioni non hanno fatto altro che peggiorare.
Sabato mattina la corsa disperata in auto al Vittorio Emanuele II, la nuova visita al Pronto soccorso e il quadro clinico tutt’altro che rassicurante: febbre sempre alta, polso piccolo, labbra cianotiche e stato di shock. I medici hanno intubato Domenico e chiesto l’intervento dell’eliambulanza per il trasferimento immediato in un reparto di rianimazione pediatrica. Dall’Aquila è arrivato l’elicottero del 118 pronto per il viaggio a Roma, nella clinica del Bambin Gesù. Ma tutto è stato inutile: Domenico è morto prima di salire sul velivolo. Tra la disperazione dei genitori e dei parenti. Sono stati gli stessi genitori a chiedere l’intervento dell’autorità giudiziaria: vogliono che si faccia chiarezza sul decesso. Di qui il sequestro della cartella clinica di Domenico, l’ispezione cadaverica eseguita nel tardo pomeriggio nell’ospedale di Atessa, ma anche la necessità del ricorso all’autopsia, proprio per fugare ogni dubbio. Le prime supposizioni fanno pensare che il bambino sia morto per una sopraggiunta polmonite o per la coagulazione intravasale disseminata, quella che i medici chiamano “Cid”, una specie di emorragia interna. Certo è che di sola varicella non si muore.
Sabato mattina la corsa disperata in auto al Vittorio Emanuele II, la nuova visita al Pronto soccorso e il quadro clinico tutt’altro che rassicurante: febbre sempre alta, polso piccolo, labbra cianotiche e stato di shock. I medici hanno intubato Domenico e chiesto l’intervento dell’eliambulanza per il trasferimento immediato in un reparto di rianimazione pediatrica. Dall’Aquila è arrivato l’elicottero del 118 pronto per il viaggio a Roma, nella clinica del Bambin Gesù. Ma tutto è stato inutile: Domenico è morto prima di salire sul velivolo. Tra la disperazione dei genitori e dei parenti. Sono stati gli stessi genitori a chiedere l’intervento dell’autorità giudiziaria: vogliono che si faccia chiarezza sul decesso. Di qui il sequestro della cartella clinica di Domenico, l’ispezione cadaverica eseguita nel tardo pomeriggio nell’ospedale di Atessa, ma anche la necessità del ricorso all’autopsia, proprio per fugare ogni dubbio. Le prime supposizioni fanno pensare che il bambino sia morto per una sopraggiunta polmonite o per la coagulazione intravasale disseminata, quella che i medici chiamano “Cid”, una specie di emorragia interna. Certo è che di sola varicella non si muore.