Bollette dell’acqua Diffide alla Sasi per non pagare il 7%
Il Comitato: è la quota che il referendum ha tolto dalla tariffa Contestate anche le lettere ai morosi inviate dagli avvocati
LANCIANO. Un pacco con 103 diffide consegnate alla Sasi per chiedere l’eliminazione della quota di remunerazione del capitale investito dalle bollette dell’acqua. La richiesta di recuperare le morosità, ma senza spese legali e procedendo con un distacco parziale dell’acqua per le famiglie in difficoltà. Verificare se sia corretto che a riscuotere il recupero dei crediti siano gli avvocati, sui propri conti, invece della Sasi. Sono le richieste che gli aderenti al comitato “Acqua bene comune” hanno avanzato alla società che gestisce il servizio idrico integrato.
Le diffide. In un periodo di crisi pagare le bollette è arduo: se poi si aggiunge che quelle dell’acqua hanno una somma, pari al 7 per cento, non dovuta, alla difficoltà si aggiunge la rabbia. E la rabbia si è trasformata in diffide: 103 quelle consegnate ieri alla Sasi dal comitato “Acqua bene comune”. «Sono diffide raccolte a Lanciano, volte a non applicare le quote della remunerazione del capitale investito che il referendum ha stabilito che non ci deve essere più in bolletta», spiega Ines Palena, del comitato. La voce pesa sull’utente per il 7 per cento, ma la bolletta, come previsto dal Piano d’ambito, ha già rincarato le tariffe: da 1,25 euro a 1,36 euro al metro cubo e continuerà a salire fino a 1,73 euro al metro cubo nel 2023. Visti gli aumenti, togliere la remunerazione del capitale diventa importante in un periodo di crisi. E la crisi ha un “ruolo” anche nel caso dei morosi.
I morosi. La Sasi ha avviato una campagna di riscossione dei crediti, anche chiudendo i contatori dell’acqua di circa10mila morosi e che costano alle casse aziendali 10 milioni di euro. Contro la chiusura dei contatori si sono schierati nei giorni scorsi Marco Fars, Riccardo Di Gregorio e Renato Settembrini, rispettivamente segretario regionale, provinciale e cittadino di Rifondazione comunista , assieme al Comitato dell’acqua. «Abbiamo ricevuto delle segnalazioni da parte di alcune famiglie a cui sono arrivate queste lettere per il recupero delle morosità», racconta Amanda De Menna, referente del Comitato, «che sono in difficoltà. Certamente bisogna recuperare le morosità ma bisogna indagare sul perché siano così tante, se tra queste ci sono cittadini che hanno difficoltà con i pagamenti a causa della crisi». Per il Comitato il recupero delle morosità dovrebbe essere accompagnato dal mantenimento di un quantitativo minimo di acqua, dovrebbe procedere dopo aver valutato fasce di esenzione basate sul reddito e senza “spese legali”.
La lettera. Spese che arrivano con una raccomanda che, fa notare De Menna, è allo stesso tempo una messa in mora e avviso di distacco. «È strano che la Sasi abbia incaricato un pool di avvocati per la riscossione dei crediti, e che pertanto i cittadini debbano, oltre a pagare il dovuto, caricarsi anche i circa 100 euro di spese legali», chiude De Menna, «poi è ancora più strano che nella lettera si scrive che il pagamento deve avvenire attraverso bonifico bancario o con assegno circolare all’avvocato».
Teresa Di Rocco
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