Borghi d’Italia, fuori Guardiagrele
La cittadina bocciata dopo 5 anni dall’élite dei centri storici nazionali
GUARDIAGRELE. «Egregio signor sindaco, è mio dovere comunicarle che il consiglio direttivo, riunito il 24 novembre scorso, ha deliberato l’esclusione del suo Comune dal club de “I Borghi più belli d’Italia” alla luce della rivisitazione effettuata ultimamente». Così Guardiagrele è uscita dall’élite dei centri storici italiani, un titolo conquistato nel 2004 sulla scorta delle bellezze artistiche e architettoniche che il club presieduto da Fiorello Primi e fondato nel 2001 aveva riconosciuto da subito come una delle massime espressioni nazionali di integrità urbanistica. La lettera è datata 11 dicembre, protocollata in municipio il 16 scorso.
Tra le ragioni della esclusione, il documento elenca la «zona pedonale troppo ristretta e le auto parcheggiate ovunque, anche là dove sarebbe vietato», mentre «appare difficile estendere l’area pedonale a San Francesco» oltre al fatto che «via Roma deve essere ancora ripavimentata». Sotto accusa, per il club, sono da mettere anche le «saracinesche, infissi in alluminio, insegne invasive e comunque non uniformate, e altre disattenzioni al contesto urbano da salvaguardare, come l’illuminazione, la pavimentazione, il piano traffico e le superfetazioni». Erano stati due supervisori a visitare il borgo il 14 novembre, quindi il verdetto.
Cui si è già opposto il sindaco Mario Palmerio, che in una lettera a stretto giro chiede a «I Borgi più belli d’Italia» di sospendere la decisione. «Ci siamo appellati, per così dire», commenta Palmerio, «alla clemenza della corte, elencando una serie di opere realizzate per mantenere lo standard stabilito dal club. Premetto», prosegue, «che ci siamo opposti alla motivazione che parla di “accessi scarsi al borgo, soffocato dal cemento e dalle costruzioni di edilizia popolare”, per il semplice motivo che la certificazione riguarda il solo centro storico, e tutto quanto ne rimane fuori è estraneo al giudizio secondo il loro statuto».
Il sindaco parla di «decisione che ci ha amareggiato, giacché non è stato considerato lo sforzo fatto in direzione degli standard, come l’apertura del collegamento via Tratturello Coste di Luzio, il parcheggio dell’Orientale dotato di ascensore panoramico, le ripavimentazioni di piazza San Francesco e largo Pignatari, il restauro di Porta San Giovanni, i lavori alla villa comunale e altri che ora è impossibile elencare. La ripavimentazione di via Roma è nei programmi, ma si tratta di un’opera complessa, da oltre un milione di euro, e il nostro bilancio che è mutilato nelle entrate Ici e sempre attento a non produrre debiti, finora non ha consentito di cantierare l’opera». Quindi il sindaco solleva dubbi sulla filosofia della certificazione. «Gli standard del club», spiega, «sono ideali per quei paesini rimasti a lungo isolati dal contesto economico e in parte anche turistico, dove la storia s’è fermata consentendo la conservazione di tratti antichi.
Ma Guardiagrele è da premiare doppiamente in quanto realtà urbana complessa che ha saputo preservare, seppure tra alterne vicende, il suo inestimabile patrimonio costruito su una vicenda storica complessa, degna di una città vera e propria. E poi», aggiunge, «se il club sembra premiare soltanto la“cultura materiale”, cioè quello che è visibile, nel caso di Guardiagrele ha tralasciato la “cultura spirituale” che l’amministrazione ha prodotto da almeno dieci anni a questa parte con la commissione e l’edizione di studi approfonditi, molti dei quali di taglio accademico».
Tra le ragioni della esclusione, il documento elenca la «zona pedonale troppo ristretta e le auto parcheggiate ovunque, anche là dove sarebbe vietato», mentre «appare difficile estendere l’area pedonale a San Francesco» oltre al fatto che «via Roma deve essere ancora ripavimentata». Sotto accusa, per il club, sono da mettere anche le «saracinesche, infissi in alluminio, insegne invasive e comunque non uniformate, e altre disattenzioni al contesto urbano da salvaguardare, come l’illuminazione, la pavimentazione, il piano traffico e le superfetazioni». Erano stati due supervisori a visitare il borgo il 14 novembre, quindi il verdetto.
Cui si è già opposto il sindaco Mario Palmerio, che in una lettera a stretto giro chiede a «I Borgi più belli d’Italia» di sospendere la decisione. «Ci siamo appellati, per così dire», commenta Palmerio, «alla clemenza della corte, elencando una serie di opere realizzate per mantenere lo standard stabilito dal club. Premetto», prosegue, «che ci siamo opposti alla motivazione che parla di “accessi scarsi al borgo, soffocato dal cemento e dalle costruzioni di edilizia popolare”, per il semplice motivo che la certificazione riguarda il solo centro storico, e tutto quanto ne rimane fuori è estraneo al giudizio secondo il loro statuto».
Il sindaco parla di «decisione che ci ha amareggiato, giacché non è stato considerato lo sforzo fatto in direzione degli standard, come l’apertura del collegamento via Tratturello Coste di Luzio, il parcheggio dell’Orientale dotato di ascensore panoramico, le ripavimentazioni di piazza San Francesco e largo Pignatari, il restauro di Porta San Giovanni, i lavori alla villa comunale e altri che ora è impossibile elencare. La ripavimentazione di via Roma è nei programmi, ma si tratta di un’opera complessa, da oltre un milione di euro, e il nostro bilancio che è mutilato nelle entrate Ici e sempre attento a non produrre debiti, finora non ha consentito di cantierare l’opera». Quindi il sindaco solleva dubbi sulla filosofia della certificazione. «Gli standard del club», spiega, «sono ideali per quei paesini rimasti a lungo isolati dal contesto economico e in parte anche turistico, dove la storia s’è fermata consentendo la conservazione di tratti antichi.
Ma Guardiagrele è da premiare doppiamente in quanto realtà urbana complessa che ha saputo preservare, seppure tra alterne vicende, il suo inestimabile patrimonio costruito su una vicenda storica complessa, degna di una città vera e propria. E poi», aggiunge, «se il club sembra premiare soltanto la“cultura materiale”, cioè quello che è visibile, nel caso di Guardiagrele ha tralasciato la “cultura spirituale” che l’amministrazione ha prodotto da almeno dieci anni a questa parte con la commissione e l’edizione di studi approfonditi, molti dei quali di taglio accademico».