VASTO
C’è la buca e cade in moto, la sentenza: doveva essere prudente
Il pittore e scultore Femo finisce a terra in via Sant’Onofrio a causa della strada dissestata e si fa male, ma il giudice dice: era pieno giorno, a velocità adeguata avrebbe evitato il pericolo
VASTO. Per evitare una grossa buca finisce col prenderne in pieno un’altra a causa della strada dissestata. Cade a terra procurandosi varie escoriazioni, contusioni e un micro distacco del malleolo tibiale, ma per il giudice di pace avrebbe potuto evitare il pericolo se solo fosse stato più prudente nella guida del ciclomotore. Di conseguenza la responsabilità del sinistro va suddivisa equamente: 50% al Comune per la cattiva manutenzione dell’arteria e la restante percentuale a carico del conducente. Si vedrà liquidare la somma di 641 euro (oltre agli interessi e alla rivalutazione monetaria), Felice Molino, in arte Femo, pittore e scultore di origini vastesi, trapiantato da anni a Bologna, il quale reduce da una brutta caduta con il motorino aveva citato per danni l’ente, tramite l’avvocato Andrea Ritenuti, chiedendo un risarcimento quantificato in circa 4mila euro. La sentenza del giudice di pace Lucia Anello accoglie la richiesta di risarcimento danni, condanna il Comune al pagamento delle spese di giudizio, ma attribuisce all’artista vastese una corresponsabilità legata sia alla visibilità (la caduta è avvenuta in pieno giorno, la buca era quindi visibile), sia alla velocità del mezzo, ritenuta superiore ai 40 chilometri orari.
Il sinistro risale al 29 aprile del 2013. Era mezzogiorno. Molino percorreva a bordo del suo ciclomotore via Sant’Onofrio. All’altezza del numero civico 47 cade rovinosamente a terra, procurandosi varie escoriazioni, contusioni e un micro distacco del malleolo tibiale. «Ero appena riuscito a schivare una buca», racconta Femo, «quando la ruota del motorino è finita in un altro avvallamento del manto stradale». Insomma, secondo l’artista vastese le condizioni dell’arteria erano talmente dissestate da non poter evitare la rovinosa caduta a terra. Ma su questo punto il giudice di pace è stato categorico. «Le buche non erano segnalate, ma questa situazione, indice di cattiva manutenzione, avrebbe dovuto però indurre a una maggiore prudenza il conducente del ciclomotore», si legge nella sentenza, «il sinistro è avvenuto in pieno giorno, in una giornata senza problemi atmosferici o di luminosità. Una velocità adeguata avrebbe permesso di evitare il pericolo. La caduta e gli ingenti danni derivati sono una ulteriore conferma di una velocità non adeguata e di una corresponsabilità che si può affermare paritaria». Di conseguenza anche il risarcimento è stato decurtato del 50%: da 1.282 euro (stando ai calcoli effettuati con l’ausilio di una consulenza tecnica) a 641 euro, oltre agli interessi e alla rivalutazione. Il giudice ha anche condannato il Comune a pagare le spese di giudizio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il sinistro risale al 29 aprile del 2013. Era mezzogiorno. Molino percorreva a bordo del suo ciclomotore via Sant’Onofrio. All’altezza del numero civico 47 cade rovinosamente a terra, procurandosi varie escoriazioni, contusioni e un micro distacco del malleolo tibiale. «Ero appena riuscito a schivare una buca», racconta Femo, «quando la ruota del motorino è finita in un altro avvallamento del manto stradale». Insomma, secondo l’artista vastese le condizioni dell’arteria erano talmente dissestate da non poter evitare la rovinosa caduta a terra. Ma su questo punto il giudice di pace è stato categorico. «Le buche non erano segnalate, ma questa situazione, indice di cattiva manutenzione, avrebbe dovuto però indurre a una maggiore prudenza il conducente del ciclomotore», si legge nella sentenza, «il sinistro è avvenuto in pieno giorno, in una giornata senza problemi atmosferici o di luminosità. Una velocità adeguata avrebbe permesso di evitare il pericolo. La caduta e gli ingenti danni derivati sono una ulteriore conferma di una velocità non adeguata e di una corresponsabilità che si può affermare paritaria». Di conseguenza anche il risarcimento è stato decurtato del 50%: da 1.282 euro (stando ai calcoli effettuati con l’ausilio di una consulenza tecnica) a 641 euro, oltre agli interessi e alla rivalutazione. Il giudice ha anche condannato il Comune a pagare le spese di giudizio.
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