Camera di commercio, fusione bis fallita
Pescara ci riprova ma Chieti dice no all’ente unico. Una lettera anonima blocca però le elezioni del nuovo consiglio
CHIETI. Pescara ci riprova, Chieti gli risbatte la porta in faccia e va avanti per la propria strada. Nessuna fusione tra le Camere di Commercio dei due capoluoghi rivali. Chieti preferisce rinnovare la sua. Il campanile vale più delle ragioni di sopravvivenza soprattutto se, in assenza della fusione, pagare il prezzo più alto non è Chieti ma Pescara che rischia di perdere ricchi e indispensabili fondi statali. Non aveva torto, due sere fa, Daniele Becci, presidente dell’ente camerale adriatico, quando, in modo informale, ha riunito il suo consiglio camerale invitando i cugini teatini. Ma non c’erano tutti. Silvio Di Lorenzo, presidente uscente, non sarebbe stato avvisato anche se più di ogni altro voleva starci. Neppure Angelo De Cesare, in pole position per la presidenza della Camera teatina, c’era. È al letto con l’influenza. Hanno però partecipato le delegazioni di Rete Imprese Italia, con Letizia Scastiglia a capo, quindi la Cna, la Confesercenti e Confcommercio, che però ha fatto solo una fugace apparizione. Perché la riunione? La risposta arriva da un “non invitato” e sta in una lettera giunta da Unioncamere che ha invitato i due consigli camerali ad adottare subito, senza perdere altro tempo, le delibere ad hoc per procedere alla fusione. Così Pescara ha tentato di strappare a Chieti un via libera sulla parola, che però non c’è stato. Anzi, secondo quanto è trapelato, la delegazione teatina sarebbe stata più che determinata nel rispondere no. E a farlo sarebbe stata la Scastiglia che ha ribadito la sua candidatura alla presidenza della Camera di Commercio di Chieti.
E’ lei, direttrice di Cna, la competitor numero uno di De Cesare oppure di Di Vincenzo jr che, a loro volta, si sfidano all’interno di Confindustria Chieti per la candidatura alla presidenza della Camera.
Assodato il fatto che di fusione non se ne parla più e che Pescara si avvia a perdere una fetta di finanziamenti statali, dalla riunione emerge anche una spaccatura insanabile tra le associazioni di categorie teatine che si contendono la poltrona di Di Lorenzo. Confindustria contro Rete Imprese Italia, ma nessuna delle due ha voti sufficienti per superare quota 15 alle quarta votazione. Ed è così che assume un peso d’oro il terzo polo composto, tra gli altri, da Upi-Pmi, Confcommercio, Upa e Confcooperative, che valgono più di sei voti a disposizione di chi offrirà di più. Ma sull’elezione teatina pende un nuovo enigma.
E’ una lettera anonima, inviata alla Regione, che segnala l’ennesima irregolarità: uno dei consiglieri designati è un pensionato. Il suo nome non può essere in lista.