Chieti

Caso D’Agostino, lo scandalo torna in aula

Di Primio non ritira la querela contro il consigliere Pd che l’accusava di sapere tutto. Una delle sette donne che aveva denunciato l'ex assessore piomba in udienza

CHIETI. Che accadrà oggi alle 12 quando Elvea Pesce piomberà nell’aula del giudice di pace come un fulmine a ciel sereno per sparigliare le carte del processo parallelo allo scandalo di Ivo D’Agostino? Elvea, una delle sette vittime dell’ex assessore, condannato per violenza sessuale e ricatti per le case parcheggio a 3 anni e 3 mesi, non vuole perdersi il sindaco, Umberto Di Primio che, come parte offesa, vuole raccontare al giudice, Clementina Settevendemia, la sua versione del caso D’Agostino per far condannare per ingiuria l’avversario del Pd, Gabriele Salvatore, difeso dall’avvocato Massimo Cirulli. I tentativi di far ritirare a Di Primio la querela al rivale politico sono naufragati. Neppure il rischio che il processo del sindaco si trasformi, sotto elezione e in un clima già surriscaldato dopo l’apparizione di Di Primio in tivù da Giletti, in un processo al sindaco ha convinto quest’ultimo a chiudere qui la partita. Niente da fare: Di Primio vuole la condanna di Salvatore finito sul banco degli imputati per una frase pronunciata in consiglio comunale ma verbalizzata solo in parte. «Tanto prima o poi succederà qualcosa pure a te, non ti preoccupare», disse l’esponente del Pd qualche giorno dopo l’arresto di D’Agostino nell’estate del 2013. A sostegno di questa pesante affermazione, che presupponeva che il sindaco fosse a conoscenza delle violenze ma non le denunciò, il consigliere imputato vorrebbe produrre un verbale di testimonianza resa alla polizia di Chieti da Di Primio sull’incontro che ebbe in Comune, il 16 febbraio del 2012, con una delle sette donne vittime del suo ex assessore. Ma Salvatore, che è in possesso di una copia di quel verbale che, a suo dire, può scagionarlo, non può produrla visto che non ne ha fatto formale richiesta al tribunale. Mentre oggi Di Primio giocherà d’anticipo. In sintesi, sosterrà la versione che quella donna gli svelò di essersi inventato tutto con l’obiettivo di ottenere una casa. Di fatto sarebbe stata la stessa tesi della difesa di D’Agostino se quest’ultima non avesse deciso di patteggiare la pena e di uscire dal processo senza rischiare una maxi condanna.

La versione che oggi il sindaco darà al giudice di pace è stata già anticipata dallo stesso al Centro. Eccola: «Un consigliere, non ricordo quale, mi disse che una donna gli aveva raccontato di aver chiesto una casa a D’Agostino ma che questi aveva fatto apprezzamenti nei suoi confronti invitandola a salire sulla sua Saab. Ma non mi risultava che D’Agostino avesse questo tipo di macchina. Lo chiamai e gli chiesi: Ivo, mica hai una Saab? Lui rispose di no. Rintracciai e quindi chiamai la donna che, testualmente, mi disse che s’era inventata tutto perché disperata e aveva bisogno di una casa. Ma, qualche tempo dopo, è venuta in Comune insieme al consigliere Ezio Di Crecchio ed ha ripetuto la storia delle avance. Le chiesi: che tipo di avance? Le mi rispose: l’assessore ha fatto apprezzamenti nei miei confronti. Richiamai D’Agostino che negò tutto. Comunque gli dissi: senti Ivo, se devi fare apprezzamenti a una donna, non farli in Comune ma solo fuori».

Fin qui il sindaco. Ma oggi in aula piomberà una delle vittime per dire la sua. Non è testimone Elvea. Né è lei la donna che incontrò Di Primio. Ma questa mattina può davvero accadere di tutto e di più.