LA BAGARRE

Chieti, Anpi contro Di Primio: interviene il questore

Dell’Osa lo incalza in piazza: il 25 aprile non è per gli amici di CasaPound. E la festa della Liberazione diventa una sfilata di candidati alle elezioni

CHIETI. Faccia a faccia, l’uno contro l’altro. Sale improvvisamente la tensione a piazza Martiri della Libertà per la celebrazione del 25 Aprile. Enrico Dell’Osa, iscritto all’Anpi (Associazione nazionale partigiani), all’arrivo del sindaco Umberto Di Primio insieme al corteo delle istituzioni, lascia repentinamente il gruppo dell’Anpi diretto verso il prefetto Fulvio Rocco de Marinis. Vuole parlare con lui ma le sue parole, dette ad alta voce, sono riferite al primo cittadino. Che a un passo da lui sente tutto. E non può fare a meno di rispondere. Si scende anche sul personale e i due si ritrovano l’uno di fronte all’altro.

A quel punto si capisce che la contestazione può andare anche oltre e bisogna intervenire. Il primo a muoversi è il questore, Felice La Gala, che si mette in mezzo ai due e cerca di riportare nei ranghi Dell’Osa. Nel frattempo, piano piano, le divise delle forze dell’ordine, carabinieri in prima fila, si fanno avanti, all’erta. Dell’Osa capisce che è inutile insistere e torna tra gli iscritti e i simpatizzanti dell’Anpi che su un lato di piazza Martiri mantengono un lungo striscione con su scritto Anpi Chieti. A scatenare la contestazione è stata un’altra manifestazione di protesta, quella a cui il sindaco ha preso parte insieme a CasaPound per impedire l’arrivo dei migranti alle ex case di riposo.

leggi anche: Abruzzo, quando "Bella ciao" diventa marcia nuziale Tante le iniziative per la festa di Liberazione. Una data, quella del 25 aprile del 1945, che segna l’inizio di una nuova storia nazionale del nostro Paese

«Non si può stare un giorno dietro lo striscione di CasaPound, movimento di estrema destra, e un altro davanti alla corona per la Liberazione», sbotta Dell’Osa, che voleva manifestare al massimo rappresentante del governo sul territorio, il prefetto, questo suo convincimento. «Non mi sembra opportuno che il sindaco presieda questa manifestazione dopo che, qualche giorno fa, si è fatto fotografare con esponenti di CasaPound», sono state le sue parole rivolte al prefetto, ma pronunciate in modo che tutti sentissero. Il riferimento è andato anche alla questione dei migranti, con Dell’Osa che ha sostenuto, ormai rivolto al sindaco, che «gli immigrati sono i nuovi Ebrei». Il diverbio non ha mancato di riservare battute di natura personale tra i due. Quando Dell’Osa è stato convinto a calmarsi dal questore, la cerimonia del settantesimo anniversario della Liberazione è ripresa come da programma. Solo che l’episodio non ha mancato di lasciare strascichi, tanto è vero che la corona d’alloro che doveva essere sistemata davanti alla lapide con i nomi dei partigiani viene invece erroneamente deposta davanti alla vicina lapide che commemora la quarta guerra d’indipendenza nazionale.

La lapide in questione si trova proprio all’ingresso della sede della Provincia e porta la scritta: “Onore alla memoria dei funzionari dell’amministrazione provinciale di Chieti morti al servizio della Patria nella quarta guerra per l’indipendenza nazionale”, ovvero la prima guerra mondiale. La corona è stata abbandonata lì fuori posto, finché più tardi i membri dell’Anpi, rimasti per presidiare la mostra allestita nell’atrio della Provincia, non l’hanno sistemata al suo posto.

Poco prima del termine della cerimonia, i membri dell’Anpi, raccolti dietro allo striscione (dove si intravvedevano molti rappresentanti della sinistra, dal candidato sindaco Enrico Raimondi, al consigliere Riccardo Di Gregorio, compresa la candidata Pd, Cinzia Di Vincenzo) hanno intonato due canzoni partigiane, una sorta di commento sonoro ai fatti di poco prima, “Fischia il vento” (quella della “rossa primavera” e del “fascista vile traditor”) e “Bella Ciao”. Il corteo delle autorità (pieno pure di candidati sindaci come Luigi Febo, Bruno Di Paolo e Ottavio Argenio) è poi ripreso di gran fretta alla volta della villa comunale, lasciando la corona fuori posto e l’Anpi che ha proseguito con la sua celebrazione, con il vice presidente, Giustino Zulli, che ha sottolineato come nuovamente il manifesto comunale non contenesse le parole “resistenza” e “partigiani”. Era persino difficile capire di quale festa si trattasse.