la grande incompiuta
Chieti, Palazzo d'Achille: lavori finanziati tre volte fermi dal 2009
Da sette anni la città è senza Municipio ma il Comune paga affitti d'oro per 120 mila euro l'anno. I finanziamenti per le opere sono serviti a colmare i buchi di bilancio
CHIETI. E’ un appalto finanziato tre volte, due milioni e mezzo di euro a botta. Ma in quasi sette anni, dal 2009 fino ad oggi, i lavori non sono mai partiti.
Lo chiamano Palazzo d’Achille. E’ diventato il tallone d’Achille dell’amministrazione Di Primio. Il simbolo delle incompiute. Un pugno nell’occhio di chi entra nella piazza principale della città, rimasta senza Municipio, che spende però 120 mila euro l’anno d’affitto d’oro per la sede provvisoria – si fa per dire – nell’ex Banca d’Italia. In sette anni sono cambiate le ditte. Sono cambiati anche i cartelli, ogni volta con una nuova data di fine lavori, i ponteggi ed i paraventi che il tempo riduce a brandelli. Ma il risultato resta lo stesso. Il palazzo di città sembra una quinta distrutta di Cinecittà. Le immagini che pubblichiamo sono datate 2010. Ma sono inedite perché mostrano, per la prima volta, l’interno del palazzo. Ricordate l’aula consiliare dove Nicolino Cucullo si lanciava in memorabili filippiche contro la giunta Buracchio? Quell’aula teatro della politica del bene e del male è, da sette anni, un ginepraio di tubi innocenti. Come lo sono la lussuosa rampa di scale e le stanze. Ma che fine hanno fatto i quadri e gli arazzi, i mobili in massello, i busti e le opere di Barbella? Sette anni hanno cancellato tutto, non solo la memoria ma anche la rabbia dei teatini ormai assuefatti a tutto, anche alle storie che indignano. Ma vallo a dire a quei commercianti di via Chiarini che hanno chiuso bottega, oppure a chi abita accanto a palazzo d’Achille che, se un giorno i lavori dovessero finalmente cominciare, non finirebbero prima del 2018. Perché sono fermi da sette anni? E perché sono stati finanziati tre volte? Le risposte dovrebbe darle il sindaco. Non l’ha fatto. Ci proviamo noi. Correva l’anno 2008, l’impresa teatina Edil Stile veniva incaricata, con affidamento diretto, a eseguire un modesto intervento al tetto per fermare una infiltrazione. Nel 2009 però c’è il catastrofico terremoto aquilano. La stessa ditta riceve l’incarico di puntellare il palazzo. Ma sarà l’Europonteggi a eseguire il lavoro da circa 600mila euro.
Arriviamo al 2010, quindi all’amministrazione Di Primio che attiva la polizza assicurativa per i danni da sisma con la Reale Mutua ottenendo 2 milioni e mezzo che però, prima della fine del’anno, vengono dirottati altrove, cioè a colmare un buco in bilancio. Il Comune però ci riprova nel 2011. Accende un mutuo con la Cassa depositi e prestiti, sempre per 2,5 milioni, e s’indebita. Ma anche questa somma, a fine anno, viene distratta per coprire buchi di bilancio. Il terzo finanziamento piove su Chieti nel 2012, sempre di 2 milioni e mezzo di euro, attraverso la Regione (fondi comunitari). E finalmente, nel 2013, viene bandita la gara d’appalto. Vince l’offerta più vantaggiosa. Ma la commissione d’esame non ha architetti, pur dovendo decidere su un palazzo storico. E’ composta dal dirigente dei lavori pubblici, Paolo Intorbida, dall’avvocato Pierluigi Pennetta e da due docenti universitari, che decretano la vittoria di un’Ati di Lecce e Ostuni. I teatini sono fuori, ma l’Ance ricorre all’Autorità di Vigilanza attivando un precontenzioso. Quindi, dopo il sì dell’Autorità, si rivolge al Tar e al Consiglio di Stato. Ma i ricorsi sono intempestivi.
Forse era così. Ma che dire allora della tempestività dell’inizio dei lavori? Il cantiere trova subito un altro stop nel 2014 perché l’appalto che dovrà corazzare il palazzo, tutelato dal vincolo storico, prevede solo il miglioramento sismico e non il sostanziale adeguamento. La Sovrintendenza aquilana quindi formula una serie di prescrizioni che solo dopo mesi ottengono risposte. Ma il via libera non c’è. La pratica di palazzo d’Achille dorme come un ghiro sul tavolo di qualche burocrate mentre il contatore degli affitti d’oro inutili continua a girare.