Chieti, sul percorso vita dell'ateneo aggressioni e molestie
Il racconto di alcuni studenti che ora temono di frequentare l’impianto attrezzato. Una ragazza: «Io vittima di uno stalker che mi perseguita da sei mesi»
CHIETI. Percorso vita dell’ateneo d’Annunzio, percorso a rischio. Un spazio verde attrezzato, che dovrebbe servire a allietare le ore di svago degli studenti universitari, e aperto anche alla cittadinanza, è diventato un luogo da frequentare sì, ma con le guardie del corpo. Lo dicono alcuni studenti iscritti alla d’Annunzio di fuori regione, vittime a loro volta di episodi violenti o di stalking, che hanno raccolto le lamentele di colleghe e colleghi che hanno subito aggressioni, molestie e anche tentativi di violenza sessuale. Episodi che si verificano soprattutto di inverno, quando fa notte prima.
«Succedono delle cose agghiaccianti», dice una giovane universitaria iscritta a una facoltà morale, «molte colleghe si lamentano per aver subito molestie e addirittura tentativi di violenza sessuale, ma non vogliono fare denuncia alle forze dell’ordine perché hanno paura di ritorsioni», dice, «comportamento che non approvo ma comprensibile considerato che stanno fuori di casa e non hanno conoscenze che possano proteggerle. E secondo alcuni denunciare è persino inutile. Del resto come non capirli. Io, che abito molto vicino all’università, da sei mesi sono vittima di uno stalker che mi chiama da un numero privato e mi riferisce tutti gli spostamenti che ho fatto durante la giornata, quando sono uscita, quando sono andata al bar, all’università o ho chiuso la luce della mia stanza», racconta la giovane, «capirete bene che sono evidentemente spaventata. Ogni volta che esco di casa ho paura di essere seguita. Ebbene, sono andata a denunciare questo fatto ai carabinieri: mi hanno risposto che probabilmente è solo uno scherzo di cattivo gusto. Ho dovuto insistere parecchio prima che accettassero la denuncia».
Ma questo non è che uno dei tanti episodi che i ragazzi si raccontano nei corridoi dell’ateneo. Una giovane è stata vittima di una tentativo di violenza sessuale proprio mentre era sul percorso vita. «Le ho detto che avrebbe dovuto andare a denunciare la cosa, ma lei mi ha risposto che aveva paura e che temeva di essere aggredita di nuovo. Insomma non è proprio giusto che si debba vivere nella paura. La giovane universitaria racconta anche di un uomo di mezza età che, con il favore dell’oscurità, si aggira per il campus lasciandosi andare a comportamenti di autoerotismo. Una collega è tornata a casa sconvolta». Forse sarebbe il caso che l’università prenda atto di quanto sta accadendo, per tutelare noi, eppoi per l’immagine stessa dell’ateneo».
«Si respira una brutta aria, siamo», continua la ragazza, «venuti a sapere di quegli studenti che sono stati aggrediti solo perché avevano inneggiato al Pescara calcio, capisco fare il tifo per la propria squadra ma questo rasenta la xenofobia».