Chiude l'ambulatorio di Ortopedia
Il primario Salini: impossibile andare avanti senza medici e infermieri
CHIETI. Mancano medici e infermieri nell'ambulatorio di ortopedia del clinicizzato, che da oggi chiude a tempo indeterminato. L'ambulatorio potrà assicurare soltanto le attività programmate in funzione dei ricoveri. La decisione del primario Vincenzo Salini arriva dopo una lettera in cui si chiedeva, lo scorso aprile, di assegnare il personale all'ambulatorio, pena la chiusura. «Che puntualmente è arrivata», commenta seccamente Aldo Cerulli, segretario regionale di Cittadinanzattiva-Tdm, dall'altro ieri in virulenta polemica con il direttore generale della Asl Francesco Zavattaro.
Il manager aveva respinto con decisione le accuse del senatore Idv, Alfonso Mascitelli, sul dirottamento dei fondi per la riduzione delle liste d'attesa sull'acquisto di macchine a tecnologia aggiornata. Accuse cui s'era associato Cerulli, ricevendo in replica dal manager una stroncatura sul Tribunale per i diritti del malato, che secondo Zavattaro diffonderebbe falsità quotidiane.
«Le falsità forse appartengono semmai a questa direzione generale», contrattacca Cerulli, «perché noi siamo volontari e non prendiamo le mosse da nomine politiche come i manager delle Asl, e siamo portatori dell'unico interesse di diffondere la verità basata sempre su prove incontrovertibili che siamo in grado di sostenere, compresa quella sul dirottamento dei fondi, anche nelle aule dei tribunali».
Il segretario di Cittadinanzattiva ritorna sulla chiusura dell'ambulatorio ortopedico. «Zavattaro ci ha sfidato a proporre un modello di sanità alternativo al suo, che dice basato su sicurezza e qualità. Ma questa chiusura peraltro annunciata, su cui non s'è fatto nulla, è la riprova di un modello inefficiente e inefficace, dove l'acquisto di nuovi macchinari avviene in un desolato deserto di personale, troppo poco per farlo funzionare», incalza Cerulli, «mentre il manager ci propone un modello autoreferenziale del quale pagano interamente il prezzo i pazienti, che da oggi sono costretti a farsi levare i gessi ortopedici nei distretti di base, quando non sono dirottati nei reparti di Ortopedia e traumatologia di altri ospedali della Asl».
La polemica sui fondi per la riduzione delle liste, meccanismo che avrebbe consentito di avere più medici e tecnici in servizio per evadere a maggiore cadenza esami e visite prenotate al Cup, è stata innescata da Mascitelli che in qualità di vice presidente della commissione parlamentare sul funzionamento del servizio sanitario nazionale aveva riferito brani di un colloquio istituzionale con Zavattaro che gli aveva confermato lo storno dei fondi per le liste sul capitolo dell'aggiornamento tecnologico.
«Zavattaro ha fatto sua quella decisione», annota Cerulli, «anche se la disposizione era partita dal commissario Gianni Chiodi, poi difeso dal suo assessore all'Agricoltura Mauro Febbo. Che così vuole tutelare il suo presidente, dimenticando i suoi elettori, massacrati da una sanità ridotta ai minimi termini per una conduzione che ha messo i pazienti all'ultimo posto».
Il manager aveva respinto con decisione le accuse del senatore Idv, Alfonso Mascitelli, sul dirottamento dei fondi per la riduzione delle liste d'attesa sull'acquisto di macchine a tecnologia aggiornata. Accuse cui s'era associato Cerulli, ricevendo in replica dal manager una stroncatura sul Tribunale per i diritti del malato, che secondo Zavattaro diffonderebbe falsità quotidiane.
«Le falsità forse appartengono semmai a questa direzione generale», contrattacca Cerulli, «perché noi siamo volontari e non prendiamo le mosse da nomine politiche come i manager delle Asl, e siamo portatori dell'unico interesse di diffondere la verità basata sempre su prove incontrovertibili che siamo in grado di sostenere, compresa quella sul dirottamento dei fondi, anche nelle aule dei tribunali».
Il segretario di Cittadinanzattiva ritorna sulla chiusura dell'ambulatorio ortopedico. «Zavattaro ci ha sfidato a proporre un modello di sanità alternativo al suo, che dice basato su sicurezza e qualità. Ma questa chiusura peraltro annunciata, su cui non s'è fatto nulla, è la riprova di un modello inefficiente e inefficace, dove l'acquisto di nuovi macchinari avviene in un desolato deserto di personale, troppo poco per farlo funzionare», incalza Cerulli, «mentre il manager ci propone un modello autoreferenziale del quale pagano interamente il prezzo i pazienti, che da oggi sono costretti a farsi levare i gessi ortopedici nei distretti di base, quando non sono dirottati nei reparti di Ortopedia e traumatologia di altri ospedali della Asl».
La polemica sui fondi per la riduzione delle liste, meccanismo che avrebbe consentito di avere più medici e tecnici in servizio per evadere a maggiore cadenza esami e visite prenotate al Cup, è stata innescata da Mascitelli che in qualità di vice presidente della commissione parlamentare sul funzionamento del servizio sanitario nazionale aveva riferito brani di un colloquio istituzionale con Zavattaro che gli aveva confermato lo storno dei fondi per le liste sul capitolo dell'aggiornamento tecnologico.
«Zavattaro ha fatto sua quella decisione», annota Cerulli, «anche se la disposizione era partita dal commissario Gianni Chiodi, poi difeso dal suo assessore all'Agricoltura Mauro Febbo. Che così vuole tutelare il suo presidente, dimenticando i suoi elettori, massacrati da una sanità ridotta ai minimi termini per una conduzione che ha messo i pazienti all'ultimo posto».
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