Consiglio fermo, le opposizioni dal prefetto
La minoranza attacca il presidente Febo: «Riunioni sempre più sporadiche e assenze sistematiche»
CHIETI. Mozioni e interrogazioni depositate e rimaste senza risposta, a causa della carenza di riunioni del consiglio comunale. È quanto lamentala minoranza consiliare in una formale lettera al prefetto Gaetano Cupello, una istanza sottoscritta da tutti i consiglieri di opposizione che chiedono «il ripristino delle attività di consiglio comunale». L'attacco è diretto nei confronti del presidente Luigi Febo. «Un consiglio comunale sempre più sporadico con assenze sistematiche da mesi e con un presidente del Consiglio distante», dicono i consiglieri d'opposizione, «il consiglio comunale che dovrebbe essere un organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo a Chieti è completamente inesistente. Convocato solo in prossimità di scadenze finanziarie, senza programmazione e senza sistematicità. Guardando non molto lontano, ai Comuni a noi vicini, troviamo consigli attivi con cadenza settimanale con attività consiliari in movimento. A Chieti ci ritroviamo interrogazioni che dovrebbero essere trattate entro 30 giorni, portate in discussione dopo sei mesi, mozioni lasciate in letargo, ordini del giorno nel torpore nel mentre una città piange. Non mancano le iniziative dei consiglieri comunali ma rimangono nei cassetti chiusi a chiave. Eppure i problemi in città non mancano. Le ipotesi sono due: il presidente del Consiglio è assente oppure le iniziative consiliari altrui danno fastidio. Ci si rivolge nuovamente al prefetto, questa volta neo-nominato, affinché si ripristinino le attività più democratiche quali quelle spettanti ai singoli gruppi politici con consigli comunali programmati». L'opposizione si augura che la risposta non sia relativa a ragioni relative «al risparmio dei gettoni di presenza. Speriamo proprio di no, alla luce degli aumenti per sindaco, assessori e staff senza ritegno». La carenza di attività del consiglio comunale era stata sollevata anche dal presidente delle associazioni “Theate Magnum” e “La Gente d’Abruzzo”, Federico Gallucci, che aveva provocatoriamente suggerito al presidente Febo di lasciare l'incarico a chi fosse più libero da impegni. (a.i.)