Corona chiede sconti sulla pena
Nuova udienza per l’ex fotografo dei vip contro la condanna a 34 mesi per spendita di banconote false
LANCIANO. Nuovo capitolo giudiziario per Fabrizio Corona, l’ex fotografo dei vip in carcere ad Opera per estorsione e tentata estorsione. Capitolo che si è aperto a 4 mesi dalla sua condanna per violazione degli obblighi di sorveglianza speciale, inflitta dal tribunale di Lanciano. «Al mio assistito è stata inflitta una pena di due anni e 10 giorni di reclusione per il reato di spaccio di banconote false senza che questa gli fosse stata notificata e riconosciuta come definitiva. La sentenza è stata impugnata e ora abbiamo chiesto al giudice di Lanciano di verificare se la condanna deve essere definitiva o meno. La decisione ci sarà entro 5 giorni». A parlare è Ivan Chiesa, avvocato del foro di Monza, difensore di Fabrizio Corona. Parole pronunciate nel corso del particolare processo che si è svolto ieri nel tribunale frentano. Processo che ha come obiettivo principale quello di permettere a Corona di appellarsi a una sentenza che è passata come definitiva anche se non lo era o quanto meno non gli era stata notificata, e ad ottenere uno sconto di pena che gli permetterebbe di provare ad avere misure alternative al carcere.
Perché a Lanciano? Perché Lanciano è stato l’ultimo tribunale in ordine temporale a condannare Corona. Il 21 gennaio scorso, infatti, di fronte al giudice Francesco Marino il legale di Corona patteggiò la pena di tre mesi e dieci giorni di arresto, commutati in 25 mila euro di ammenda, per il reato di violazione degli obblighi di sorveglianza speciale, disposto dal tribunale di Milano, dopo che Corona partecipò a uno spettacolo in un bar di Lanciano, il 5 ottobre 2012.
Al tribunale frentano Chiesa ha chiesto ieri “ l’incidente di esecuzione della pena”, ossia la verifica del titolo esecutivo sulla base del quale si è avviata l'esecuzione della pena inflitta a Corona con la sentenza di condanna. «A Corona non è stata assicurata la partecipazione al processo che lo riguardava. Contestiamo proprio la mancata notifica della sentenza di condanna a due anni e 10 giorni per spendita di banconote false e la circostanza che lo specifico caso non è stato giudicato dal tribunale di Lisbona che gli concesse l’estradizione. Quel reato non venne analizzato dai giudici portoghesi anche perché Corona non lo riconobbe legato all'’estradizione e ha quindi presentato ricorso. Sul quale il giudice ora dovrà pronunciarsi».
L’obiettivo è di eliminare i due anni di reclusione, ottenere uno sconto di pena, che consentirebbe al fotografo di abbassare il monte condanne da sette a meno di quattro anni e poter uscire dal carcere, puntando su misure alternative alla detenzione come l’affidamento ai servizi sociali.
Teresa Di Rocco
©RIPRODUZIONE RISERVATA