Debiti con Equitalia pignorato tutto lo stipendio
Operaio ex imprenditore: «Come vivo ora con la famiglia?» L’avvocato: procedura illegittima, farò opposizione
LANCIANO. Non poteva credere ai suoi occhi, Mario (il nome è di fantasia), quando sul suo conto corrente ha visto il numero zero. Nonostante gli fosse stato accreditato lo stipendio poche ore prima, al momento di ritirare i soldi allo sportello bancomat non c’era nessuna somma da riscuotere. Il motivo? Un debito con Equitalia da far tremare il cuore e i polsi: 184 mila euro. La scoperta, per Mario, 47 anni, operaio di origine campana, ma residente in città da oltre vent’anni, è arrivata come un fulmine a ciel sereno appena qualche giorno fa. La banca, la filiale frentana di uno dei principali gruppi finanziari europei, non gli aveva detto nulla. Il suo debito, da dicembre e per i mesi a venire, viene praticamente riscosso sul suo intero stipendio da operaio, azzerandogli di fatto il conto corrente.
«Come faccio a vivere?», si lamenta Mario, «ho una compagna, due figlie, mutuo e bollette da pagare. Tra poco mi staccheranno la luce, non so come fare ad andare avanti. Non è possibile che Equitalia prenda per intero l’unica fonte di reddito della mia famiglia, siamo in mezzo a una strada».
L’odissea di Mario inizia nel 2000 quando apre, per una manciata di mesi, un’attività. «Ho voluto fare tutto da solo», spiega l’operaio, «non ho chiesto nemmeno l’aiuto di un commercialista e ho sbagliato. L’attività l’ho chiusa in meno di un anno, mentre per il fisco risulta ancora aperta». Dal 2000 si sono accumulati debiti su debiti con l’Inps e lo Stato assieme a qualche multa non pagata e a rate scadute ed evase «per cause di forza maggiore», come spiega Mario. Fino ad arrivare a un debito nei confronti di Equitalia di 184.140,31 euro. Di questa somma gli interessi di mora ammontano a quasi 37 mila euro, le sanzioni a 8 mila e 600 euro e i compensi “di riscossione coattiva” a 8 mila e 200 euro.
Da sei anni Mario lavora come operaio a tempo indeterminato in una fabbrica della Val di Sangro. Fa i turni di notte, le domeniche e si fa in quattro per assicurare un pasto e un tetto alla sua famiglia. Ma non basta. Aveva già una cessione del quinto sullo stipendio; a questa, da dicembre, si sono aggiunte anche le rate di Equitalia, mentre da gennaio gli viene trattenuto lo stipendio per intero. In banca, a parte le entrate di quello stipendio, non ha nulla, quei mille e quattrocento euro circa sono tutto quello che ha ogni mese, e, adesso, neanche più quello.
«Se ho sbagliato voglio pagare», dice disperato, «ma non così. Domani andrò a lavorare con un’incognita sulle spalle: per chi lavoro? Chi sfamerà la mia famiglia?». L’operaio si è rivolto ai carabinieri e a un legale, Pietro Cotellessa. «Il pignoramento presso la banca è illegittimo», spiega l’avvocato, «l’agente della riscossione può procedere al pignoramento di stipendi, salari o altre indennità relative al rapporto di lavoro o dovute a causa del licenziamento nella misura di: 1/10 per importi fino a 2.000 euro; 1/7 per importi da 2.000 a 5.000 euro; 1/5 per importi oltre i 5.000 euro, non oltre. Non si può lasciare alla fame una famiglia: faremo opposizione alla richiesta di pignoramento e chiederemo un risarcimento».
Daria De Laurentiis
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