Evacuate 35 famiglie del colle
Ordinanza di sgombero a Santa Maria. Panico in via Amiterno. E’ il primo provvedimento adottato dal sindaco per gli effetti del sisma I residenti traslocheranno in albergo
CHIETI. Sono da poco passate le cinque del pomeriggio quando il sindaco Francesco Ricci firma l’ordinanza di sgombero, la prima dell’emergenza terremoto a Chieti, che riguarderà un palazzo nel cuore del centro storico. Sono trentacinque le famiglie di un condominio di via Cesare De Laurentis, a Santa Maria, che si apprestano a fare le valigie per abbandonare le proprie case e andare ad alloggiare in albergo. Il dramma del sisma si avverte sempre di più in città dopo l’ultima giornata di paura, martedì, che in serata ha registrato la seconda, terribile scossa di terremoto.
La palazzina di otto piani si affaccia su via Arenazze, ospita in tutto 78 persone. «Abbiamo trovato il posto per tutti», spiega Ricci, «le 35 famiglie saranno sistemate al Grande Albergo Abruzzo. C’è bisogno di un periodo di verifica tecnica. A sollecitarcela sono stati i vigili del fuoco». L’ordinanza è stata firmata dopo un consulto con la prefettura, dove ha sede il centro di protezione civile che coordina l’emergenza. Gli stessi residenti avevano chiesto sopralluoghi urgenti all’indomani del violento terremoto di domenica notte. A preoccupare sono le crepe profonde che si sono aperte sulle pareti dell’edificio. Criticità strutturali confermate da una relazione dei vigili del fuoco.
«Si tratta di lesioni importanti» sottolinea l’assessore ai lavori pubblici, Luigi Febo, «è stato necessario liberare l’immobile». Ma l’emergenza terremoto e le incognite sulla solidità degli edifici cittadini non riguardano soltanto i rioni del colle.
VIA AMITERNO. Crepe sulle pareti e lesioni preoccupanti ai tramezzi degli appartamenti sono comparsi nel popoloso complesso abitativo delle cinque palazzine, in via Amiterno, dove la paura del sisma è stata molto avvertita la notte scorsa. La scossa di domenica aveva già fatto danni, ma solo la notte scorsa numerosi inquilini hanno deciso di scendere in strada e passare la notte in automobile. Dai primi sopralluoghi non sembrano esserci problemi di stabilità degli edifici, che sono di proprietà dell’Ater. Ma la gente ha paura.
«In casa non ci torniamo perché ormai le crepe sono ovunque. Non possiamo vivere nell’angoscia. Chi ci dice che possiamo stare tranquilli?». E’ la domanda che circola in via Amiterno ma alla quale nessuno può, per il momento, dare una risposta certa.
«Abbiamo ricevuto la visita di una squadra di vigili del fuoco», raccontano gli inquilini, «che già avevano compiuto sopralluoghi alle cinque palazzine lunedì mattina, insieme con i tecnici dell’Ater».
«Ci siamo subito mobilitati per i controlli», conferma Domenico Recchione, direttore Ater, «e ho verificato di persona lo stato delle cose. Una particolareggiata relazione tecnica è stata consegnata a palazzo d’Achille e in prefettura».
Il quadro strutturale complessivo non è certo incoraggiante anche se, per il momento, non sembrano manifestarsi rischi seri per la stabilità degli edifici costruiti a cavallo degli anni Settanta. «La conformazione delle cinque palazzine è particolare» riprende Recchione «perché gli immobili si estendono in lunghezza. Sono state individuate crepe verticali sui giunti centrali di dilatazione di ciascuna palazzina, calcinacci e cornicioni sono caduti negli androni». Più colpiti sono i due edifici più vicini alla chiesa dei XII Apostoli. In condizioni lievemente migliori si presentano gli altri tre palazzi. «Abbiamo riscontrato una serie di lesioni ai tramezzi di quasi tutti gli alloggi, ma per fortuna parliamo di strutture non portanti» dichiara il responsabile tecnico dell’Ater, Ernesto Marasco, «si può dire che gli edifici sono strutturalmente integri». Eppure, negli appartamenti ai primi due piani, si sono sollevate mattonelle e in alcuni casi pavimenti interi. Tanto che i residenti hanno preferito lasciare la propria dimora pur di dormire tranquilli. «E’ stata una decisione volontaria, la gente è in preda al panico», commenta Recchione, «non c’è stato nessuno sgombero. L’Ater sta facendo il massimo». Programmati a breve anche una serie di lavori di manutenzione straordinaria negli alloggi messi peggio. Le cinque palazzine accolgono 240 famiglie per un totale di circa 800 persone. «Anticiperemo le spese necessarie per coprire gli interventi» annuncia Recchione «con lo spirito di responsabilità nei confronti degli inquilini che ci ha sempre contraddistinto». Situazione apparentemente tranquilla, al contrario, nelle altre case Ater dello scalo. Nelle abitazioni di via Pescara e via D’Annunzio, zona Villaggio Celdit, sono state accertate soltanto lesioni di piccola entità. Non sono arrivate invece segnalazioni dagli inquilini dei palazzi, sempre di proprietà dell’Ater, dislocati al quartiere Tricalle nonostante numerose famiglie martedì abbiano trascorso anch’esse la notte nel piazzale antistante il palazzetto dello sport.
SCUOLE. Resta chiuso il quarto piano del municipio. Il sindaco ha firmato una disposizione di servizio che, di fatto, interdice a impiegati e dirigenti l’accesso agli uffici economato, legale e del personale. Bisogna rimuovere i fogli di intonaco e i cornicioni che si sono staccati dalle volte. Inoltre è necessario approfondire le verifiche tecniche per crepe affiorate sulle pareti. Ieri mattina, il personale degli uffici comunali chiusi ha lavorato nella sala del consiglio comunale. Controlli di staticità sono in corso a palazzo De Pasquale, chiuso martedì, e nelle scuole cittadine di ogni ordine e grado. Un’altra ordinanza del sindaco conferma intanto la chiusura degli istituti scolastici, asili nido compresi, fino a mercoledì 15 aprile.
ACQUA. I serbatoi per i quali c’era stato allarme nei giorni scorsi sono in buono stato. Le lesioni emerse sui due impianti di accumulo della Civitella non sembrano preoccupanti. Il serbatoio più grande, che ha una capienza di 25mila metri cubi di acqua, è integro e risulta perfettamente funzionante. Ma sarà necessario fare ulteriori controlli sul serbatoio più piccolo, che contiene 15mila metri cubi. La cisterna è stata svuotata.
La palazzina di otto piani si affaccia su via Arenazze, ospita in tutto 78 persone. «Abbiamo trovato il posto per tutti», spiega Ricci, «le 35 famiglie saranno sistemate al Grande Albergo Abruzzo. C’è bisogno di un periodo di verifica tecnica. A sollecitarcela sono stati i vigili del fuoco». L’ordinanza è stata firmata dopo un consulto con la prefettura, dove ha sede il centro di protezione civile che coordina l’emergenza. Gli stessi residenti avevano chiesto sopralluoghi urgenti all’indomani del violento terremoto di domenica notte. A preoccupare sono le crepe profonde che si sono aperte sulle pareti dell’edificio. Criticità strutturali confermate da una relazione dei vigili del fuoco.
«Si tratta di lesioni importanti» sottolinea l’assessore ai lavori pubblici, Luigi Febo, «è stato necessario liberare l’immobile». Ma l’emergenza terremoto e le incognite sulla solidità degli edifici cittadini non riguardano soltanto i rioni del colle.
VIA AMITERNO. Crepe sulle pareti e lesioni preoccupanti ai tramezzi degli appartamenti sono comparsi nel popoloso complesso abitativo delle cinque palazzine, in via Amiterno, dove la paura del sisma è stata molto avvertita la notte scorsa. La scossa di domenica aveva già fatto danni, ma solo la notte scorsa numerosi inquilini hanno deciso di scendere in strada e passare la notte in automobile. Dai primi sopralluoghi non sembrano esserci problemi di stabilità degli edifici, che sono di proprietà dell’Ater. Ma la gente ha paura.
«In casa non ci torniamo perché ormai le crepe sono ovunque. Non possiamo vivere nell’angoscia. Chi ci dice che possiamo stare tranquilli?». E’ la domanda che circola in via Amiterno ma alla quale nessuno può, per il momento, dare una risposta certa.
«Abbiamo ricevuto la visita di una squadra di vigili del fuoco», raccontano gli inquilini, «che già avevano compiuto sopralluoghi alle cinque palazzine lunedì mattina, insieme con i tecnici dell’Ater».
«Ci siamo subito mobilitati per i controlli», conferma Domenico Recchione, direttore Ater, «e ho verificato di persona lo stato delle cose. Una particolareggiata relazione tecnica è stata consegnata a palazzo d’Achille e in prefettura».
Il quadro strutturale complessivo non è certo incoraggiante anche se, per il momento, non sembrano manifestarsi rischi seri per la stabilità degli edifici costruiti a cavallo degli anni Settanta. «La conformazione delle cinque palazzine è particolare» riprende Recchione «perché gli immobili si estendono in lunghezza. Sono state individuate crepe verticali sui giunti centrali di dilatazione di ciascuna palazzina, calcinacci e cornicioni sono caduti negli androni». Più colpiti sono i due edifici più vicini alla chiesa dei XII Apostoli. In condizioni lievemente migliori si presentano gli altri tre palazzi. «Abbiamo riscontrato una serie di lesioni ai tramezzi di quasi tutti gli alloggi, ma per fortuna parliamo di strutture non portanti» dichiara il responsabile tecnico dell’Ater, Ernesto Marasco, «si può dire che gli edifici sono strutturalmente integri». Eppure, negli appartamenti ai primi due piani, si sono sollevate mattonelle e in alcuni casi pavimenti interi. Tanto che i residenti hanno preferito lasciare la propria dimora pur di dormire tranquilli. «E’ stata una decisione volontaria, la gente è in preda al panico», commenta Recchione, «non c’è stato nessuno sgombero. L’Ater sta facendo il massimo». Programmati a breve anche una serie di lavori di manutenzione straordinaria negli alloggi messi peggio. Le cinque palazzine accolgono 240 famiglie per un totale di circa 800 persone. «Anticiperemo le spese necessarie per coprire gli interventi» annuncia Recchione «con lo spirito di responsabilità nei confronti degli inquilini che ci ha sempre contraddistinto». Situazione apparentemente tranquilla, al contrario, nelle altre case Ater dello scalo. Nelle abitazioni di via Pescara e via D’Annunzio, zona Villaggio Celdit, sono state accertate soltanto lesioni di piccola entità. Non sono arrivate invece segnalazioni dagli inquilini dei palazzi, sempre di proprietà dell’Ater, dislocati al quartiere Tricalle nonostante numerose famiglie martedì abbiano trascorso anch’esse la notte nel piazzale antistante il palazzetto dello sport.
SCUOLE. Resta chiuso il quarto piano del municipio. Il sindaco ha firmato una disposizione di servizio che, di fatto, interdice a impiegati e dirigenti l’accesso agli uffici economato, legale e del personale. Bisogna rimuovere i fogli di intonaco e i cornicioni che si sono staccati dalle volte. Inoltre è necessario approfondire le verifiche tecniche per crepe affiorate sulle pareti. Ieri mattina, il personale degli uffici comunali chiusi ha lavorato nella sala del consiglio comunale. Controlli di staticità sono in corso a palazzo De Pasquale, chiuso martedì, e nelle scuole cittadine di ogni ordine e grado. Un’altra ordinanza del sindaco conferma intanto la chiusura degli istituti scolastici, asili nido compresi, fino a mercoledì 15 aprile.
ACQUA. I serbatoi per i quali c’era stato allarme nei giorni scorsi sono in buono stato. Le lesioni emerse sui due impianti di accumulo della Civitella non sembrano preoccupanti. Il serbatoio più grande, che ha una capienza di 25mila metri cubi di acqua, è integro e risulta perfettamente funzionante. Ma sarà necessario fare ulteriori controlli sul serbatoio più piccolo, che contiene 15mila metri cubi. La cisterna è stata svuotata.