Ex Lanciano calcio, condanne per 30 anni

Pene a tutti gli otto imputati: 7 anni all’ex patron Di Stanislao e 2,5 anni a Riccardo Angelucci che era anche parte lesa

LANCIANO. È arrivata dopo due ore e mezza di camera di consiglio l’attesa sentenza del processo sul fallimento del Lanciano calcio, un crac da due milioni di euro avvenuto nel 2008. Una sentenza, quella del tribunale collegiale presieduto da Ciro Riviezzo, a latere Giancarlo De Filippis e Vincenzo Chielli, in cui sono stati condannati tutti e 8 gli imputati accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta, riciclaggio di assegni, truffa, reati fiscali come omessi versamenti Irpef (nel 2006 di 53mila euro) e Iva (sempre nel 2006 per 248mila euro).

Quasi trenta gli anni di carcere inflitti agli imputati, con pene che ricalcano quasi appieno le richieste del pubblico ministero, Rosaria Vecchi, che ha condotto le indagini sul crac del Lanciano calcio. Sette anni di reclusione e 3.200 euro di multa per Paolo Di Stanislao, 52 anni, ex patron del Lanciano calcio - rilevò la società dalla famiglia Angelucci nell’estate 2006 - accusato di concorso in bancarotta, truffa e riciclaggio (assolto con Antonio Alimonti per un assegno da 4.215 euro per non aver commesso il fatto), bancarotta documentale semplice (sottrazione libri contabili della società) reati fiscali, distrazione di fondi. Cinque gli anni di reclusione inflitti a Patrizia Bernardi Patrizi, 47 anni, compagna di Di Stanislao, e ad Antonio Alimonti, 57 anni, di Roma, impiegato di Banca a cui è stata inflitta anche una multa di 1.800 euro. Paolo Massari, 61 anni, romano, legale rappresentante della società dal 10 novembre 2006 al 7 giugno 2007, è stato condannato a 3 anni e sei mesi di reclusione. Alfredo Di Paolo, 37 anni di Teramo, legale rappresentante della società dal 7 giugno 2007 al 3 gennaio 2008 è stato condannato a 3 anni e due mesi; Giuseppe Ielo, 56 anni, rappresentate della società dal 28 agosto all’10 novembre 2006 invece ha preso due anni e un mese di reclusione.

A Gino Sammarco, 66 anni, è arrivata la condanna a un anno e 300 euro di multa, pena sospesa. L’ex presidente Riccardo Angelucci, 45 anni, l’unico presente sempre alle udienze, è stato condannato a due anni e 6 mesi di reclusione per aver distratto dalla società 210mila euro relativi alla cessione del calciatore Francesco Di Gennaro alla Lucchese nel gennaio del 2006. Assolto per la distrazione di 5mila euro perché il fatto non sussiste.

Ma Angelucci in questo processo compariva anche come parte civile assieme alla madre, Ida Lio, e alla curatela del fallimento, perché sarebbe stato vittima della truffa architettata da Di Stanislao, Patrizi, Ielo e Sammarco, che si sarebbero impossessati del Lanciano calcio, del valore di 700mila euro, senza pagare nulla, perché garantirono l’acquisto con un polizia fideiussoria risultata scoperta. Per questo Di Stanislao, Patrizi, Ielo e Sammarco sono stati condannati al risarcimento dei danni in favore di Angelucci, da liquidare in separata sede. Danni da risarcire in separata sede anche alla Curatela del fallimento del Lanciano Calcio da parte di Di Stanislao, Patrizi, Massari, Alimonti, Di Paolo, Angelucci e Ielo.

Le motivazioni della sentenza, che ha chiuso un processo che ha visto tornare gli atti per ben due volte nelle mani del presidente del tribunale per l’incompatibilità di due giudici nominati nel collegio, ossia Massimo Canosa, perché aveva seguito e sentenziato il fallimento della società nel 2008, e Francesca Del Villano Aceto per aver emesso due sentenze civili in cui figurava Angelucci, saranno depositate tra 45 giorni. Dopo si potranno presentare i ricorsi in appello.

Teresa Di Rocco

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