assistenza sanitaria
Finito il contributo regionale sospese le cure riabilitative
LANCIANO. Niente più liste di attesa per eseguire la riabilitazione nei centri accreditati dalla Asl per quelle centinaia di pazienti a cui è stata tolta l’Adi e per coloro che già eseguivano i...
LANCIANO. Niente più liste di attesa per eseguire la riabilitazione nei centri accreditati dalla Asl per quelle centinaia di pazienti a cui è stata tolta l’Adi e per coloro che già eseguivano i cicli di cure nei centri convenzionati. Ma non perché la situazione si è risolta con la comparsa dei posti per fare le cure, bensì perché le liste sono chiuse. Stracciate. La riabilitazione si fa solo a pagamento. E questo perché i centri privati, come il San Stefar, hanno finito il contributo regionale, tagliato quest’anno del 10%.
«È un vero allarme sociale la carenza di disponibilità per le riabilitazioni», dice Aldo Cerulli, segretario regionale di Cittadinanzattiva, «da più parti mi viene lamentato che non ci sono spazi riabilitativi in quanto i fondi destinati alle strutture private per le cure in convenzione sono finiti. La Regione non consente più la garanzia dei livelli essenziali di assistenza».
Casi diversi che Cerulli segnala alla Asl affinchè risolva il problema. «Ho inviato ieri una lettera alla Asl a cui seguiranno altre per chiedere di intervenire perché non è possibile che l’Unità di valutazione multidimensionale del distretto sanitario rilasci l’autorizzazione per i cicli di cura, ma nei centri non c’è posto e se ne lava le mani. Un paziente, ammesso a un ciclo di cure riabilitative domiciliari ex articolo 26, invalido al 100%, con impossibilità di attendere alla normali funzioni della vita, non ha trovato una struttura che lo prenda in carico, se non a pagamento. Ma il paziente, e come lui ci sono tanti altri casi, con una pensione minima non è in grado di pagarsi le cure. Non è sufficiente che il distretto si limiti, come avvenuto, ad alzare le braccia affermando che la soluzione del problema è possibile solo a livello politico, perché si poteva continuare a favorire l’Adi, invece di sospenderla arbitrariamente e si possono potenziare le strutture pubbliche, invece di affidarsi al privato».
Se non ci saranno interventi della Asl, Cittadinanzattiva presenterà dei ricorsi d’urgenza.
Teresa Di Rocco
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