Frode sull’olio della polizia: indagato l’ex numero due dei carabinieri dell’Abruzzo
Il generale Buccoliero è ora al vertice del colosso della ristorazione Ladisa. La difesa dell’ufficiale che ha lavorato a Chieti: «Noi parte lesa». Nei guai altri sei
CHIETI. Il generale di brigata Antonio Buccoliero, ex vicecomandante della Legione carabinieri Abruzzo e Molise con sede a Chieti, attuale presidente del cda della Ladisa, colosso barese della ristorazione, è indagato per frode in pubbliche forniture – insieme ad altre sei persone – nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla procura di Milano dopo la scoperta che l’olio finito sulle tavole delle mense lombarde di polizia ed esercito non sarebbe stato quello per cui l’azienda pugliese aveva vinto l’appalto.
Buccoliero, 62 anni, ora in pensione, da settembre 2016 a ottobre 2022 è stato il numero due della caserma Pasquale Infelisi di via Madonna degli Angeli, nel capoluogo teatino. L’alto ufficiale aveva già lavorato in Abruzzo all’inizio della sua lunga, brillante e specchiata carriera militare: da ottobre 1988 a settembre 1990 era stato comandante del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Pescara.
L’ipotesi su cui indaga il pm Grazia Colacicco è che, nelle mense in questione, sia stato distribuito un olio tedesco spacciandolo per italiano. Più nel dettaglio: secondo le contestazioni, sulle stesse bottiglie su cui era attaccata un’etichetta in tedesco con la scritta “Penny”, ne sarebbe stata sovrapposta un’altra (in italiano) con il marchio “Sapio”, per indicare un olio extravergine di oliva originario dell’Unione Europea o 100% biologico italiano estratto a freddo. Il prodotto, però, sarebbe stato «del tutto diverso», così come diverse sarebbero state le date di scadenza riportate sulle due etichette.
Per questo, i magistrati milanesi hanno aperto un fascicolo che vede coinvolti, a vario titolo, cinque dirigenti della Ladisa e due della srl Compagnia Olearia Italiana, produttrice del marchio “Sapio”. Per la Ladisa, gli accertamenti riguardano – oltre a Buccoliero – Sebastiano Ladisa, amministratore di fatto e socio della srl, il responsabile di attuazione del contratto d’appalto del servizio mensa nelle strutture della polizia di Stato nelle regioni del nord-ovest Leonardo De Giosa, il capoarea per la Lombardia Corrado Imparato e il consigliere delegato Emanuele Mastropasqua. Per la Compagnia Olearia Italiana, invece, sono indagati il direttore vendite e amministratore di fatto Alessandro Agrò e il presidente del cda Angelo Angelastri.
La Ladisa ha respinto le accuse con una nota a firma del generale Buccoliero: «Il prodotto in questione», si legge, «era stato a suo tempo acquistato dal fornitore esterno Compagnia Olearia italiana – in possesso di regolari certificazioni attestanti il rispetto dei massimi standard internazionali in materia di qualità alimentare – sulla base delle caratteristiche indicate all’interno delle proprie schede tecniche e a prezzo di mercato. La società Ladisa, ovviamente del tutto ignara della doppia etichettatura apposta dal produttore sulle bottiglie di olio al momento dell’acquisto e della distribuzione, è venuta a conoscenza di tale non conformità soltanto a seguito della segnalazione di un fruitore della mensa e, nell’immediatezza, ha contestato il fatto al fornitore e avviato le procedure di autocontrollo, provvedendo comunque al ritiro del prodotto e cancellando la Compagnia Olearia Italiana dal proprio elenco dei fornitori».
A seguito degli esiti dei propri accertamenti, la Ladisa fa sapere di aver «tempestivamente proposto denuncia-querela per truffa a carico dei responsabili della frode, con riserva di agire in ogni sede in ragione del danno economico e reputazionale subito. Ladisa è dunque parte lesa e non concorrente nel reato, come ha già avuto modo di evidenziare dinanzi alla competente autorità giudiziaria, cui ha offerto la massima collaborazione, nella certezza della propria radicale estraneità ai fatti contestati».
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