«Giovani in fuga, mancano le attrattive»

Convegno sulla città che invecchia. Di Michele: «Qui l’università». Del Casale: «No, posti di lavoro»

VASTO. Vanno via per motivi di studio e molto spesso non ritornano. È racchiuso in questo passaggio il fenomeno dei nuovi emigranti, giovani che fanno la valigia per cercare lavoro al Nord o all’estero e che una volta fuori riescono a distinguersi nelle diverse professioni.

La chiamano “fuga di cervelli”, una realtà con cui si sta misurando anche Vasto e che sta progressivamente impoverendo la città sempre più a misura di anziano.

Sulle soluzioni da mettere in campo per frenare l’esodo si sono confrontati l’altra sera i relatori ospiti del convegno “Vasto città per vecchi?”, organizzato da Abruzzoinvideo.tv nella biblioteca Mattioli di corso De Parma.

Il dibattito, condotto da Daniele Lanetta, direttore della testata on line, ha messo in luce punti di vista diversi, ma tutti accomunati da un filo conduttore: la mancanza di attrattive per i giovani.

Per Marco Di Michele Marisi, presidente provinciale di Giovane Italia, la causa è da ricercare nell’«assenza dell’università e di opportunità di lavoro. Quello che preoccupa maggiormente è il non ritorno», sostiene il giovane esponente politico del centrodestra, «i dati a disposizione sono allarmanti, mettono in luce una vera e propria fuga di cervelli. Con la presenza di un ateneo sarebbe diverso perché l’università crea economia e rivitalizza la città».

Propone altre soluzioni Antonio Del Casale, consigliere comunale e coordinatore cittadino del Pd, secondo il quale la tematica va affrontata non in maniera propagandistica, ma ragionando a 360 gradi. «La fuga dei cervelli è un fenomeno che riguarda tutte le realtà di provincia», afferma Del Casale, «tra i miei coetanei che sono andati via per studiare c’è la voglia di tornare. Non credo che la soluzione sia l’università. Penso invece che bisogna creare opportunità di lavoro, salvaguardando prima di tutto il tessuto produttivo. Risposte occupazionali possono venire dal turismo e dal porto».

Paola Cerella, insegnante e giornalista, lancia una provocazione. «Propongo l’istituzione di un premio alla permanenza perché oggi ci vuole più coraggio a restare che a partire. I giovani che vanno fuori spesso non tornano perché Vasto non rappresenta un’attrattiva per loro, è una realtà che non ha mai creduto fino in fondo nelle nuove generazioni».

E infine Giorgio Di Domenico, direttore del periodico locale “Vasto domani”. «Non demonizzerei più di tanto la fuga dei giovani», è il parere del giornalista, «perché è tipica di tutti i centri di provincia. Una volta gli emigranti erano una risorsa per il territorio. Ora succede esattamente il contrario, c’è depauperamento». (a.b.)

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