Gissi, ospedale senza medicine per un ritardo negli ordini

4 Aprile 2013

Errore nella gestione delle scorte-farmaci. Il Regen per i malati di diabete torna al massimo lunedì

GISSI. Un ritardo nella programmazione per l’acquisto dei farmaci e in particolare del Regen. È questo il motivo per il quale decine di pazienti affetti da diabete, dal 18 marzo scorso non possono controllare il livello di emoglobina glicosilata.

La risposta arriva direttamente dai dirigenti della Asl Chieti-Lanciano-Vasto. «Gli ordini sono stati fatti e fra venerdì e lunedì il Regen dovrebbe tornare sugli scaffali dell’ambulatorio di diabetologia del nosocomio di Gissi», aggiungono.

Nessun taglio alla spesa sanitaria, dunque, ma un errore nella gestione delle scorte. I pazienti del Vastese malati di diabete non saranno costretti a cambiare ospedale. Dal prossimo fine settimana potranno tornare dai medici di fiducia.

La notizia rincuora chi temeva che la mannaia sulla spesa sanitaria colpisse anche i farmaci ma non rasserena i diabetici. «Chi opera in un ospedale e soprattutto chi è tenuto a verificare la presenza in ospedale dei reagenti, non può presentare in ritardo la richiesta di acquisto dei prodotti essenziali per fare gli esami di controllo. Qui non si tratta di restare senza frutta. È in gioco la nostra salute», protestano i pazienti. «Tutti gli operatori sanitari dovrebbero dimostrare di essere sensibili e pronti ad aiutare i malati. Chi dimentica di ordinare il Regen o calcola male le scorte non lo fa».

È proprio grazie al Regen che è possibile controllare il livello della glicemia nel sangue e l’emoglobima glicosata.

«Verificherò personalmente ciò che è accaduto per evitare che possa ripetersi», assicura il sindaco di Gissi, Nicola Marisi. Il primo cittadino era stato il primo a schierarsi dalla parte dei pazienti quando si è scoperto che in ospedale erano finite le scorte di Regen. Torna a farlo ora. «Voglio capire che cosa è accaduto esattamente per evitare che il disservizio possa ripetersi. I pazienti vanno seguiti e curati e i farmaci servono a questo», dice Marisi. (p.c.)

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