CHIETI
I cavalli mangiano l’erba dei vicini: imprenditrice americana a processo
Gli animali al pascolo nel terreno di un’azienda distante pochi metri dalla fattoria dell’imputata A Taranta Peligna. La difesa: «Quando sono successi i fatti ero tornata negli Stati Uniti»
CHIETI. I cavalli mangiano l’erba dei vicini e un’imprenditrice finisce sotto processo davanti al tribunale di Chieti. L’“intraprendenza” di sei equini rischia di costare caro a M.D., 64 anni, americana del Massachusetts, che si è trasferita da tempo a Taranta Peligna, dove gestisce un’azienda agricola: adesso è accusata di «introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui e pascolo abusivo». Ma lei giura: «Quando è accaduto il fatto non stavo in Abruzzo: ero tornata negli Stati Uniti e ho anche i biglietti aerei che possono dimostrarlo». Toccherà al giudice Chiara Di Gerio valutare la versione fornita dall’imputata, difesa dall’avvocato Francesco Bucceroni: la prossima udienza è fissata al 2 luglio del 2020.
Per riepilogare la storia bisogna tornare indietro di quattro anni. L’accusa è riassunta nell’esposto presentato ai carabinieri da M.F.C., 48 anni, titolare di un’azienda zootecnica di Taranta Peligna. «Dai primi giorni di ottobre», è scritto nel documento, «mio marito ha notato dei cavalli che pascolavano sui nostri terreni e che stavano distruggendo le colture». Ovvero «erba medica rinfoltita con trifoglio». Insiste la denunciante: «Il medicaio era stato seminato nell’aprile precedente e, dal momento in cui i cavalli hanno invaso i terreni, pascolando giorno e notte, ed essendo il periodo molto piovoso, hanno arrecato gravissimi danni alla struttura dei terreni e alle coltivazioni che sono andate completamente distrutte. Non conosco il nome del proprietario dei cavalli, ma so che li tiene in una fattoria poco distante». In un’occasione, il 20 ottobre del 2015, la presenza degli equini nel fondo di M.F.C. è confermata da un sopralluogo dei carabinieri. In un primo momento, la procura propone l’archiviazione. Ma il giudice per le indagini preliminari la respinge. L’indagata era in America? «La circostanza non è dimostrata», è la conclusione del gip. E ora l’imprenditrice americana, rimasta stregata dalle bellezze naturali dell’Abruzzo, rischia una pena fino a due anni di reclusione e una multa da 51 euro a 516 euro. (g.l.)