Il computer del Cup di Chieti sbagliae prenota gli esami all'ospedale di Vasto
Nuovi disservizi al Centro di prenotazioni dell'ospedale Colle dell’Ara
CHIETI. Dal Cup del clinicizzato comincia una gita virtuale a Vasto, ma i pazienti non lo sanno. E' l'ultimo paradosso del Centro di prenotazioni di Colle dell'Ara, dove alcune richieste di esami sono state dirottate su Vasto, che puntualmente le ha rifiutate. «Ma quei pazienti, poco meno di una decina», attacca il segretario di Cittadinanzattiva, Aldo Cerulli, «non avevano richiesto alcuna prestazione al San Pio».
Il giallo è tutto nel funzionamento del sistema informatico del Cup, che questo errore continua a ripeterlo da giorni. «L'alibi che il personale mette avanti a ogni richiesta di spiegazione», lamenta Cerulli, «consiste nel comunicare una generica malfunzione del sistema, scusa che però ci convince molto poco».
A destare perplessità è il modo in cui Vasto compare nella schermata e nella successiva stampa cartacea di riscontro alla prenotazione. «Risulta», annota il numero uno di Cittadinanzattiva d'Abruzzo, «che Vasto viene interpellata su posti disponibili il giorno successivo alla richiesta, e al rifiuto automatico segue la fissazione di una data molto più lontana nel tempo per l'effettuazione dell'esame o della visita. Per dirla con più chiarezza», osserva Cerulli, «questa presunta malfunzione di fatto occulta l'allungamento delle liste d'attesa con lo specchietto per le allodole costituito dalle fantomatiche richieste avanzate per Vasto. Potremmo trovarci di fronte a un abile escamotage», incalza Cerulli, «per giustificare la mancata prenotazione andata a buon fine per il giorno successivo alla richiesta dell'utente. Che viene messo in coda, guarda caso, proprio al clinicizzato che era poi la destinazione, per così dire, effettivamente richiesta».
Cittadinanzattiva e Tribunale per i diritti del malato sono in piena offensiva contro la gestione del Cup voluta dal management capeggiato dal direttore generale Francesco Zavattaro. «A Colle dell'Ara e all'ex Distretto sanitario dello Scalo», spiega il segretario regionale, «siedono dietro gli sportelli persone chiaramente non preparate a svolgere quel compito. E si tratta di precari assunti a tempo determinato da un'agenzia di lavoro interinale, quindi perennemente sotto scacco di licenziamento. Una Asl non può funzionare così».
Il giallo è tutto nel funzionamento del sistema informatico del Cup, che questo errore continua a ripeterlo da giorni. «L'alibi che il personale mette avanti a ogni richiesta di spiegazione», lamenta Cerulli, «consiste nel comunicare una generica malfunzione del sistema, scusa che però ci convince molto poco».
A destare perplessità è il modo in cui Vasto compare nella schermata e nella successiva stampa cartacea di riscontro alla prenotazione. «Risulta», annota il numero uno di Cittadinanzattiva d'Abruzzo, «che Vasto viene interpellata su posti disponibili il giorno successivo alla richiesta, e al rifiuto automatico segue la fissazione di una data molto più lontana nel tempo per l'effettuazione dell'esame o della visita. Per dirla con più chiarezza», osserva Cerulli, «questa presunta malfunzione di fatto occulta l'allungamento delle liste d'attesa con lo specchietto per le allodole costituito dalle fantomatiche richieste avanzate per Vasto. Potremmo trovarci di fronte a un abile escamotage», incalza Cerulli, «per giustificare la mancata prenotazione andata a buon fine per il giorno successivo alla richiesta dell'utente. Che viene messo in coda, guarda caso, proprio al clinicizzato che era poi la destinazione, per così dire, effettivamente richiesta».
Cittadinanzattiva e Tribunale per i diritti del malato sono in piena offensiva contro la gestione del Cup voluta dal management capeggiato dal direttore generale Francesco Zavattaro. «A Colle dell'Ara e all'ex Distretto sanitario dello Scalo», spiega il segretario regionale, «siedono dietro gli sportelli persone chiaramente non preparate a svolgere quel compito. E si tratta di precari assunti a tempo determinato da un'agenzia di lavoro interinale, quindi perennemente sotto scacco di licenziamento. Una Asl non può funzionare così».
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