Il giallo del cadavere mummificato e decapitato: in azione l’antropologo Capasso

Entra in scena l’esperto che indagò sull’omicidio del banchiere Calvi, uno dei misteri più cupi d’Italia. Nominato consulente anche il medico leale Falco, oggi i primi esami
CHIETI. Per risolvere il giallo di Filetto, dove due giorni fa è stato scoperto un cadavere mummificato e decapitato in una botola dell’acquedotto, la procura di Chieti si affida all’antropologo che indagò su due dei misteri più cupi d’Italia: la morte del banchiere Roberto Calvi, trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte dei Frati neri a Londra, e la strage di piazza della Loggia a Brescia, avvenuta il 28 maggio 1974 con 8 morti e 102 feriti.
I CONSULENTI
Ieri mattina il pubblico ministero Giancarlo Ciani ha conferito l’incarico al professor Luigi Capasso, i cui studi svelarono l’omicidio del presidente del Banco Ambrosiano e incastrarono Maurizio Tramonte, uno degli esecutori dell’attentato terroristico di matrice neofascista. È stato nominato come consulente anche il dottor Pietro Falco, direttore della Medicina legale della Asl Lanciano Vasto Chieti. I due professionisti dovranno accertare le cause del decesso di Gogan Vasilica, romeno di 57 anni, senza fissa dimora, con problemi di alcol, rimasto per circa cinque mesi in una botola di raccordo, profonda due metri e mezzo, all’interno di uno stabile di cemento, di fronte al serbatoio di acqua potabile di via Frangela, all’angolo con via Guido Rossa. Formalmente, l’inchiesta è stata aperta per il reato di omicidio.
L’INCHIESTA
In questi casi, si parte dall’ipotesi più grave per consentire indagini ad ampio raggio. Tra le piste seguite e ritenute più verosimili c’è quella della caduta accidentale. Anche perché Gogan aveva eletto come giaciglio e ricovero notturno proprio il sito acquedottistico di proprietà della Sasi, la società abruzzese per il servizio idrico integrato. Alla sua identificazione si è arrivati anche attraverso alcuni effetti personali trovati sul posto dai carabinieri della stazione di Guardiagrele e del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Chieti. Il fatto che il cinquantasettenne, al momento della morte, indossasse – oltre alle scarpe – un paio di jeans e una maglietta avvalora la collocazione della tragedia a diversi mesi fa, ovvero a quando le temperature non erano fredde. Probabilmente il corpo non è integro proprio a causa dell’avanzato stato di decomposizione.
GLI ESAMI PREVISTI
I consulenti Falco e Capasso hanno già iniziato lo studio della documentazione legata al ritrovamento del cadavere da parte degli operai della Sasi. Oggi, all’obitorio dell’ospedale Santissima Annunziata di Chieti, è in programma la Tac per individuare eventuali fratture. Nei prossimi giorni si procederà con l’autopsia.
IL CONTESTO
Le indagini del pm e dei militari dell’Arma puntano a ricostruire anche la ristretta cerchia relazionale di Gogan che, in base alle primissime testimonianze, è stato visto vivo per l’ultima volta nello scorso settembre.
L’uomo prestava piccoli lavori occasionali nei campi, in cambio di pochi euro, ed era solito dormire anche in strada o all’interno di un’automobile.
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