Il Tar dice sì all’antenna
I giudici: «Bene a Villa Andreoli, ma con le modifiche».
LANCIANO. L’antenna a Villa Andreoli andava messa, pur con le opportune modifiche: lo ha stabilito il Tar di Pescara, accogliendo il ricorso di Telecom Italia contro il Comune che aveva interrotto i lavori perché il sito era vicino ad un asilo. Tuttavia i giudici hanno riconosciuto che si tratta di un’area “sensibile”: il Comune non dovrà pagare un maxi-risarcimento al gestore.
La compagnia telefonica ha presentato ricorso nel 2007, dopo che con cinque ordinanze il sindaco Filippo Paolini aveva sospeso i lavori di installazione della stazione radio base per telefonia cellulare nella contrada.
I residenti avevano protestato perché l’impianto sorgeva a pochi metri da un asilo privato e da alcune abitazioni. Ma era stato lo stesso Comune, nel 2006, a dare parere favorevole all’inizio dei lavori, al quale si erano aggiunti quelli dell’Arta e della Asl.
Da qui la decisione del gestore di impugnare le ordinanze del sindaco davanti al Tar, con la richiesta di condannare il Comune a un maxi-risarcimento danni per la mancata redditività dell’impianto, fermo per oltre un anno, per le spese sostenute per i materiali, per il blocco del cantiere e per il pagamento del canone di locazione dell’area a Villa Andreoli. Ricorso che il tribunale amministrativo ha accolto, anche se con dei distinguo.
Nella sentenza depositata nei giorni scorsi, i giudici hanno stabilito che, sebbene «le ordinanze del sindaco, adottate come contingibili ed urgenti per motivi di tutela sanitaria, potevano essere emanate», tuttavia non vi era alcuna situazione di pericolo immediato per la salute pubblica perché i lavori erano in corso e quindi l’impianto non era attivo.
La sospensione, secondo i giudici, aveva il solo scopo di ottenere una nuova verifica dall’Arta, che ha poi prescritto alla Telecom di modificare l’orientamento dell’esposizione dell’antenna. Tuttavia i giudici hanno respinto la richiesta di risarcimento danni del gestore. «La stazione radio», hanno sentenziato, «si colloca pur sempre nei pressi di un’area sensibile, alla cui tutela il Comune doveva comunque provvedere».
Dalla giurisprudenza ai fatti. Dopo la presentazione del ricorso, Telecom e Comune avevano trovato un accordo per spostare l’impianto da Villa Andreoli ad un sito comunale lontano da centri abitati e strutture sensibili. Ma da oltre un anno è tutto fermo. «Avevamo fatto un’ottima proposta alla società, che avrebbe spostato l’antenna senza ulteriori spese perché sarebbero state a carico del Comune», dice il sindaco Paolini (Pdl), «ma poi i referenti sono cambiati e la società si è negata di colpo». C’è da credere, allora, che la vicenda non è ancora conclusa.
La compagnia telefonica ha presentato ricorso nel 2007, dopo che con cinque ordinanze il sindaco Filippo Paolini aveva sospeso i lavori di installazione della stazione radio base per telefonia cellulare nella contrada.
I residenti avevano protestato perché l’impianto sorgeva a pochi metri da un asilo privato e da alcune abitazioni. Ma era stato lo stesso Comune, nel 2006, a dare parere favorevole all’inizio dei lavori, al quale si erano aggiunti quelli dell’Arta e della Asl.
Da qui la decisione del gestore di impugnare le ordinanze del sindaco davanti al Tar, con la richiesta di condannare il Comune a un maxi-risarcimento danni per la mancata redditività dell’impianto, fermo per oltre un anno, per le spese sostenute per i materiali, per il blocco del cantiere e per il pagamento del canone di locazione dell’area a Villa Andreoli. Ricorso che il tribunale amministrativo ha accolto, anche se con dei distinguo.
Nella sentenza depositata nei giorni scorsi, i giudici hanno stabilito che, sebbene «le ordinanze del sindaco, adottate come contingibili ed urgenti per motivi di tutela sanitaria, potevano essere emanate», tuttavia non vi era alcuna situazione di pericolo immediato per la salute pubblica perché i lavori erano in corso e quindi l’impianto non era attivo.
La sospensione, secondo i giudici, aveva il solo scopo di ottenere una nuova verifica dall’Arta, che ha poi prescritto alla Telecom di modificare l’orientamento dell’esposizione dell’antenna. Tuttavia i giudici hanno respinto la richiesta di risarcimento danni del gestore. «La stazione radio», hanno sentenziato, «si colloca pur sempre nei pressi di un’area sensibile, alla cui tutela il Comune doveva comunque provvedere».
Dalla giurisprudenza ai fatti. Dopo la presentazione del ricorso, Telecom e Comune avevano trovato un accordo per spostare l’impianto da Villa Andreoli ad un sito comunale lontano da centri abitati e strutture sensibili. Ma da oltre un anno è tutto fermo. «Avevamo fatto un’ottima proposta alla società, che avrebbe spostato l’antenna senza ulteriori spese perché sarebbero state a carico del Comune», dice il sindaco Paolini (Pdl), «ma poi i referenti sono cambiati e la società si è negata di colpo». C’è da credere, allora, che la vicenda non è ancora conclusa.