L’addio ai due fratelli Tatasciore Il parroco: non bisogna giudicare 

Cerimonia intima nella cattedrale di San Tommaso: nelle parole del prete l’invito alla riflessione Il terzo fratello che scoprì la tragedia attonito davanti ai feretri. In chiesa presente anche il sindaco

ORTONA. «Bisogna rispettare e capire le scelte altrui e non dobbiamo giudicare». Sono parole di conforto e compassione quelle pronunciate da don Roberto Geroldi, parroco della cattedrale di San Tommaso Apostolo a Ortona, durante le celebrazioni del funerale dei fratelli Roberto e Antonio Tatasciore, 70 e 74 anni, trovati morti dopo l’omicidio-suicidio dello scorso 29 gennaio nella loro abitazione di via Tripoli, a pochi passi dal centro di Ortona. Nel corso dell’omelia il parroco Geroldi ha invitato i presenti alla riflessione e a non giudicare, ispirandosi al messaggio di Dio.
Tanta la commozione tra i banchi della chiesa per una storia che ha sconvolto l’intera comunità. Assordante il silenzio di Tommaso, il terzo fratello delle vittime, che al termine della cerimonia si è fermato davanti ai feretri di Roberto e Antonio con il volto chino, le mani strette e gli occhi tristi coperti dagli occhiali da sole. Lui, che in prima persona ha visto i fratelli privi di vita e ha lanciato l’allarme. A stringersi al dolore della famiglia anche il sindaco di Ortona, Leo Castiglione, presente tra i banchi della chiesa. «È un episodio di disperazione umana e non di disagio sociale», ha detto.
I funerali sono stati celebrati con alcuni giorni di ritardo perché Antonio, il fratello disabile, è risultato positivo al Covid-19 dopo la morte, e per questo è stata ritardata l’autopsia disposta dalla procura, che ha coordinato le indagini dei carabinieri.
Quella di ieri è stata una cerimonia intima e ristretta, per volontà della famiglia, che ha dato l’ultimo saluto a due fratelli uniti da un amore quasi viscerale.
E proprio il forte legame è stato alla base del gesto che ha visto Roberto, il fratello più giovane, strangolare con un cavo elettrico Antonio, per poi togliersi la vita a sua volta impiccandosi al sostegno di un letto per disabili. Un biglietto lasciato in cucina ha dato ogni spiegazione al gesto, indicando le volontà sui funerali, sulla destinazione dei beni a disposizione e sul fatto che non voleva sperarsi dal congiunto, che di lì a poco sarebbe stato trasferito in residenza sanitaria assistenziale.
Il distacco affettivo per Roberto sarebbe stato troppo forte da superare. Un legame indissolubile per due fratelli che erano abituati a vivere insieme nella stessa casa e, anche nella morte, hanno visto le loro storie rimanere intrecciate. Questa volta per sempre.
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