CHIETI

La Dayco sposta le produzioni: 329 operai incrociano le braccia 

Parte della materia prima per realizzare le cinghie si farà a Trento: si teme la delocalizzazione. Due giorni di sciopero a la protesta arriva anche a Manoppello

CHIETI. Dayco in sciopero ieri e oggi, in cui è prevista anche un’assemblea davanti ai cancelli della fabbrica di via Papa Leone XIII allo Scalo. L’allerta è stata lanciata dai sindacati: Ettore Di Natale per la Femca Cisl, Cesare Ciaschetti e Alessandro Mancini per la Filctem Cgil, Giustino Stampone e Stefano Di Primio per la Uiltec Uil, temono che la multinazionale abbia avviato un percorso di delocalizzazione della produzione della sede scalina.
«Abbiamo scoperto», dicono i sindacati, «che l’azienda sta delocalizzando un importante settore di produzione. Ha affidato infatti a una nuova azienda, la Novurania di Trento, parte delle lavorazioni del settore della mescola, vale a dire la preparazione del materiale per le cinghie prodotte da Dayco, leader nel settore, e vendute in tutto il mondo». La mescola è la materia prima che, dopo essere stata lavorata e calandrata, si utilizza per fare le cinghie. «Il 50% della mescola si fa a Chieti», continuano i sindacalisti, ma ora, in parte, si farà anche a Treviso. Alla ditta è stata autorizzata la lavorazione per una settimana al mese. Questa scoperta ci è stata confermata nel corso dell’incontro in Confindustria di giovedì scorso». La motivazione? «Ci è stato detto che questa scelta è stata fatta per garantire il core business perché, se alla Dayco di Chieti dovesse succedere un imprevisto, ad esempio una calamità naturale o un guasto tecnico, il prodotto viene garantito da quest’altra azienda. Ma in tanti anni», sottolineano i sindacalisti, «non è mai successo una cosa di questo genere, anche di fronte a problemi la fabbrica non si è mai fermata».
I sindacati si dicono dunque preoccupati che la Dayco stia iniziando un percorso di delocalizzazione, partendo da questo importante reparto di semilavorati. La Val Pescara è stata purtroppo troppo spesso teatro di quel processo di delocalizzazione che ha portato alla morte di tante importanti aziende. Sono 329 i lavoratori dello stabilimento teatino. Sotto l’aspetto occupazionale è stato comunque garantito che non ci saranno ripercussioni. Lo stabilimento di Chieti scende comunque in sciopero e oggi si ferma anche quello di Manoppello.
©RIPRODUZIONE RISERVATA