Lanciano: morì per l'amianto, 844mila euro a moglie e figli
Operaio ha lavorato per 35 anni a contatto con l'amianto, il giudice condanna il Consorzio di Bonifica al risarcimento
LANCIANO. Si ammala di cancro e poi muore per aver costantemente respirato polvere di amianto durante il lavoro, ora il risarcimento danni ai familiari - moglie e tre figli - è stato determinato in 844mila euro complessivi: il giudice del Lavoro di Lanciano, Cristina Di Stefano, ha condannato il Consorzio di Bonifica Sud Bacino Moro, Sangro, Sinello e Trigno-Vasto, al pagamento della somma.
Dal 1961 al 1996 l'uomo è stato a contatto con l'amianto lavorando alla manutenzione dei tubi in eternit del Consorzio di Bonifica, con sede a Vasto, ma negli anni scorsi a Lanciano. Per la lunga esposizione all'amianto il dipendente ha contratto l'asbestosi polmonare con successiva insorgenza di carcinoma polmonare metastatico. Nel 2012, allora 70enne, è deceduto per gli effetti procurati dall'amianto.
Il dipendente aveva la qualifica di acquaiolo svolgendo però quotidianamente interventi di riparazione e di manutenzione delle condotte idriche, fra le quali quelle in cemento-amianto (Eternit) lungo tutta la Val di Sangro. Il giudice scrive che è stato «acclarato il nesso di causalità tra le condizioni dell'ambiente di lavoro e la patologia lamentata per inosservanza dell'obbligo di sicurezza».