Il palazzo di giustizia di Chieti

L'INDAGINE

Lo sfogo di un fruttivendolo: «Mi stanno rovinando la vita»

Rabbia e amarezza nelle intercettazioni della polizia: «C’è tanta gente a Chieti che sta così»

CHIETI. «È vent’anni che mi sta togliendo la vita. Tutto il mondo sa che questo è un usuraio. C’è tanta gente a Chieti che sta così». Nelle intercettazioni della polizia c’è lo sfogo di un fruttivendolo rimasto vittima delle estorsioni di Ercole Spinelli e di sua moglie Colorinda Bevilacqua. Il negoziante parla al telefono con un meccanico, anche lui - secondo l’accusa - costretto a sottostare agli ordini della coppia dopo aver ricevuto un prestito. «Mi ha prestato una cosa (circa 5.000 euro; ndr), glieli ho ridati e vuole ancora gli interessi», dice il fruttivendolo. «Sai quante persone stanno come noi? Fa solo sto lavoro…presta i soldi…dopo che si mette in moto un movimento, una cosa vorticosa che non ne esci più. A me ha tolto la vita, tra assunzioni e roba varia». Sì, perché - ricostruisce il giudice Isabella Maria Allieri - la vittima fu persino costretta ad assumere Ercole Spinelli «perché, a suo dire, aveva problemi con la giustizia e per non andare in galera doveva lavorare».
Questi fatti sono avvenuti tra marzo del 2006 e maggio del 2008. «È spiccata la capacità e la propensione a delinquere di Spinelli e Bevilacqua», si legge in un passaggio delle 11 pagine di ordinanza. Oltre ai gravi indizi di colpevolezza, «appaiono sussistere le esigenze cautelari tenuto conto sia delle particolari modalità e circostanze dei fatti (condotte protrattesi per periodi molto prolungati, incessantemente, sino all’attualità), sia della personalità degli indagati, privi di una regolare occupazione e gravati da numerosissimi precedenti specifici (Spinelli) e reati contro il patrimonio (Bevilacqua)».
Secondo il gip Allieri, considerando «il pericolo di reiterazione del reato concreto ed attuale», il carcere è l’unica misura possibile per la coppia. Stamattina verrà fissato l’interrogatorio di garanzia: davanti al giudice i due arrestati potranno fornire la loro versione. (g.let.)
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