LANCIANO
Madre e figlia rapinate al cimitero da due uomini incappucciati
Uno dei malviventi ha strappato la fede nuziale alla donna più giovane, poi ricoverata sotto choc all'ospedale. Acciuffati dalla polizia, sono rinchiusi nel supercarcere
LANCIANO. Madre e figlia aggredite e derubate al cimitero mentre erano in visita alla tomba di un congiunto. Il fatto è accaduto ieri pomeriggio, a Madonna del Carmine, il secondo cimitero di Lanciano (Chieti). Le indagini della polizia sono arrivate a individuare e bloccare i due autori, i quali sono poi stati arrestati e rinchiusi nel supercarcere con l'accusa di rapina: si tratta di Nino Nuccio, 35 anni, e Giuseppe D'Urso, di 40, da tempo residenti a Lanciano, originari di Napoli. L'agguato si è verificato nel momento in cui madre e figlia erano già nel cimitero. Le due donne sono state avvicinate dai malviventi incappucciati, con il viso travisato da occhiali scuri. La prima a essere aggredita è stata la figlia, alla quale hanno strappato a forza la borsetta contenente 100 euro e gli effetti personali. La mamma ha cercato di intervenire per fermarli ma è stata, a sua volta, pesantemente strattonata. Sembrava che ne avessero abbastanza e stavano per allontanarsi quando i due rapinatori hanno deciso di tornare indietro muovendosi in direzione della donna più giovane. L'hanno di nuovo aggredita per strapparle, con violenza, la fede nuziale. Subito dopo sono fuggiti con un Fiat Doblò, la cui targa era coperta da un foglio di cartone. L'allarme è partito da un poliziotto e da un carabiniere in borghese, che in quel momento si trovavano nelle vicinanze del cimitero. La pattuglia del 113 si è messa alla ricerca del Doblò, che è stato poi intercettato e bloccato in una strada del centro cittadino. Nel frattempo, le due donne sono state soccorse e accompagnate all'ospedale Renzetti: la mamma è stata subito dimessa, sebbene ancora in un grave stato d'ansia, con una prognosi di quattro giorni; la figlia, sotto choc, è stata trattenuta nell'ospedale di Lanciano per le lesioni alla mano. I medici non hanno ancora sciolto la prognosi. Nel corso di una conferenza in commissariato, la dirigente Lucia D'Agostino ha parlato di «gesto vile contro le donne. Grave per il furto della fede, simbolo dell'affettività. Una situazione offensiva e disdicevole».