Ortona ambiente, Bruni accusato di concussione
La procura chiede il giudizio per il dirigente della società che gestisce i rifiuti Il pm: costringeva la Green Garden a gonfiare le fatture. L’imputato: tutto falso
ORTONA. E’ stato chiesto il processo per Stefano Bruni, quadro della società Ortona Ambiente srl partecipata che raccoglie rifiuti solidi urbani e pulisce la città, con le accuse di concussione e peculato. La richiesta è stata firmata dal pm Andrea Dell’Orso. Secondo il capo di imputazione la concussione sarebbe stata consumata nei confrotni di Paolo Nasini, titolare della Green Garden, e di peculato. L’udienza davanti al Gup del tribunale di Chieti, Paolo Di Geronimo, è prevista per il 20 febbraio.
Secondo le indagini condotte dai carabinieri di Ortona, Bruni, ex dirigente della società mista a prevalente capitale pubblico, Comune di Ortona, e ora con la qualifica di quadro, avrebbe costretto Nasini ad emettere fatture gonfiate per poi “fare nero” chiarendogli che queste erano le condizioni per poter continuare a lavorare per Ortona Ambiente. Le fatturazioni gonfiate sarebbero state emesse tra il 2003 ed il 2005 e la maggiorazione oscillava tra i 500 ed i 1000 euro rispetto all’entità effettiva delle prestazioni. Per quanto riguarda il reato di peculato, questo è, invece, riferito all’appropriazione di beni e mezzi della società Ortona Ambiente. Si tratta, secondo l’accusa, di: sabbia e cemento, serviti per dei lavori nella sua abitazione, e l’utilizzo di carburante della società per la sua autovettura fino a 4 mila litri di carburante ogni mese negli anni 2005 e 2006. Bruni è difeso dall'avvocato Sabatino Ciprietti. «Confermo che mi è arrivata la notifica del procedimento giudiziario», ha commentato a caldo, ieri mattina, Bruni, «sono vittima di una ripicca o di una vendetta, trovate voi le parole migliori (rivolgendosi alla stampa ndc). Respingo tutte le accuse e aggiungo che chi ha messo in moto tutto questo percepiva un lauto stipendio, ma quando poi il Cda di Ortona Ambiente ha stabilito di rivedere il suo compenso ha ritenuto me colpevole e poi tutto il seguito che ha portato al rinvio a giudizio. Non ho mai avuto il potere per stabilire chi dovesse lavorare e chi no. Avevo solo poteri di controllo. In merito all'accusa dell'utilizzo di carburante per la mia macchina, considerando le enormi quantità di benzina sottratta alla società, quanti chilometri avrei dovuto fare ogni mese? Eppoi, tutti questi litri utilizzati avrebbe portato un ammanco alle casse della società nell’ordine di 40 mila euro e la società se ne sarebbe sicuramente accorta. Per il resto delle accuse non ci spreco nemmeno del fiato».
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