Ospedale ridimensionato: la protesta scende in strada

11 Ottobre 2024

Al via la petizione per le dimissioni del manager Schael e dell’assessore Verì Taglieri: Asl e Regione stanno smantellando un presidio che serve 150mila utenti

LANCIANO . «L’ospedale di Lanciano è la vittima sacrificale del piano di razionalizzazione della Asl ed è l’emblema del disastro sanitario in Abruzzo e, in particolar modo, nella provincia di Chieti. Chiediamo le dimissioni di Thomas Schael e la revoca delle deleghe all’assessore alla Salute Nicoletta Verì, artefici della distruzione della sanità nella provincia di Chieti». È iniziata ieri davanti all’ospedale Renzetti, che sta vivendo i suoi giorni più bui, la raccolta firme del consigliere regionale Francesco Taglieri (M5S) per la rimozione del dg della Asl 2 e dell’assessore Verì. Petizione che toccherà tutti i presidi della provincia.
«Le dimissioni di Schael sarebbero già dovute avvenire dopo i pareri negativi del Comitato ristretto dei sindaci, le tantissime denunce dei cittadini e soprattutto per il grave disavanzo economico nella Asl», lamenta Taglieri, «a causa sua e della Verì la lista dei disagi, dei disservizi, delle criticità che vivono i cittadini per potersi curare è lunghissima in tutta la provincia, ma a Lanciano ha toccato il fondo. Qui ci sono i tagli più pensati del piano di razionalizzazione della spesa sanitaria che non doveva prevedere accorpamenti e tagli di posti letto, ma invece al Renzetti li prevede entrambi, visto l’accorpamento appena fatto tra chirurgia e otorino e ora la chiusura della rianimazione. Il reparto dopo i lavori già fatti nel 2019 dall’estate ha visto una ulteriore bonifica dell’amianto; giorni fa i toni trionfalistici di Schael e del sindaco Paolini per la riapertura che non ci sarà. Da oggi nel nuovo reparto andrà l’Utic (unità di terapia intensiva cardiologica); dei 6 letti che aveva la rianimazione 4 sono stati spostati a Chieti e 2 restano nel blocco operatorio. Ma questo significa ridurre ulteriormente le attività chirurgiche e dell’ospedale. Sulla carta c’è un Renzetti dea di primo livello, nei fatti un cronicario. Un ospedale che serve 150.000 utenti, col terzo pronto soccorso in Abruzzo smantellato in maniera crudele».
«Questi sono i giorni più difficili degli ultimi anni per il Renzetti: la rianimazione che non riapre significa che l’ospedale dea di primo livello non esiste», aggiunge il consigliere comunale Leo Marongiu, «si stravolge la rete ospedaliera regionale, si fanno danni ai cittadini di un territorio enorme, si creano disservizi e in questo disastro c’è l’atteggiamento accondiscendente del sindaco Paolini verso Schael che in commissione salute in consiglio regionale ha parlato di priorità per gli ospedali di Chieti e Vasto e di vocazione medica per Lanciano, che sta realizzando. Ma i Dea non hanno vocazione».
«La Regione indica l’identità dei presidi, ma i requisiti in una dea li stabilisce un decreto ministeriale e non il dg», continua il consigliere regionale Silvio Paolucci, «ma le azioni che il manager sta facendo vanno nella direzione di togliere le attività chirurgiche da Lanciano dove sono crollate del 30% le prestazioni: si è passati dalle oltre novemila del 2018 alle 6.600 del 2023 e i ricoveri da 14mila a cinquemila. Taglio delle prestazioni, dei dispositivi, dei medicinali che molti ricoverati portano da casa: non siamo di fronte ad un dea di 1 livello».
«La sanità in Abruzzo è malata perché è povera», chiude la segretaria cittadina Pd Rosetta Madonna, «a Lanciano l’ospedale sta morendo povero di ogni cosa: di personale, macchinari, posti letto, medicine. Ringrazio i pochi sanitari rimasti e come Pd chiediamo la rimozione di Schael e dell’assessore Verì».
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