Radioterapia in tilt, cure bloccate

22 Settembre 2010

Policlinico: acceleratore lineare rotto. Il calvario di una donna

CHIETI. Deve curarsi con la radioterapia per un tumore al seno. La profilassi impone sei settimane consecutive di applicazioni ma il macchinario si rompe a giorni alterni, gettando nello sconforto sia lei che i suoi familiari. Sconfiggere un tumore è una battaglia che richiede forza e sofferenza, e nel caso di questa signora di 65 anni, residente a Vasto, ci sono entrambe. L'operazione agli inizi di febbraio nel centro di riferimento regionale di Ortona, i cicli di chemioterapia, «due mesi e mezzo di dolore, mia moglie non riusciva nemmeno a stare in piedi», e poi finalmente si intravede la fine del tunnel.

E' il momento della radioterapia, da fare nell'omonimo reparto dell'ospedale Santissima Annunziata di Chieti, uno dei pochi centri in Abruzzo e dintorni dove si effettua questo trattamento. «Ci hanno detto che bisognava cominciarla entro tre mesi dalla fine della chemio», racconta il marito della signora, «e così abbiamo subito iniziato a cercare di prendere appuntamento per le visite preliminari. Ma non arrivavano mai. Dopo continui solleciti ce l'abbiamo fatta, e anche se eravamo un po' fuori dai limiti di tempo consigliati, ci siamo sentiti sollevati».

Ancora una volta il peggio sembra essere passato e il 7 settembre la donna si sottopone alla prima applicazione di radioterapia, effettuata con l'acceleratore lineare. Un apparecchio che permette di modulare i fasci di radiazione sui volumi tumorali con grande precisione e con il conseguente risparmio dei tessuti sani circostanti. Un viaggio di un'ora, tutti i giorni. Sono ottanta i chilometri che separano Vasto da Chieti, percorsi con la voglia di vivere. «Ma il secondo giorno ci dicono che il macchinario è rotto».

E' l'8 settembre e i coniugi vengono avvertiti per telefono da un operatore dell'ospedale. Il 9 e il 10 la terapia si può fare. Poi l'interruzione di sabato e domenica e il lunedì successivo si ricomincia, ma il martedì la strumentazione è di nuovo rotta. Il 15 funziona e la signora può curarsi. Il 16 è rotta. Il 17 è un giorno positivo, è di nuovo attiva. Sabato e domenica c'è la normale interruzione. «Ma da lunedì è rotta di nuovo, e questa volta non ci hanno neanche avvisati e per due giorni abbiamo fatto viaggi a vuoto, andata e ritorno». «Prima di iniziare la terapia i medici ci avevano detto che il ciclo di sei settimane non doveva essere assolutamente interrotto, ora ci rassicurano "non importa, è solo una profilassi".

Mia moglie è esaurita, piange, e loro continuano a dirci che deve arrivare un tecnico dalla Germania per riparare il guasto. Ci sentiamo presi in giro». Il marito della signora si è rivolto anche ad associazioni di settore perché intervengano. E' lui che spinge la moglie a sperare. Non vuole più sentirle dire la frase più ricorrente: «Hanno rubato tutti i soldi e io morirò per questo».

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