VASTO
Ragazzina stuprata e ricattata, sotto esame telefoni e tablet
Attesa per l'udienza di convalida dei due minori arrestati. L'avvocato Antonello Cerella difende il fidanzatino della 16enne: "Ragazzo senza problemi, fulmine a ciel sereno"
VASTO. Dal controllo dei telefonini e dei tablet sequestrati ai due minorenni arrestati ieri mattina dai carabinieri della compagnia di Vasto per aver ridotto per due anni in schiavitù e abusato sessualmente di una loro coetanea, si stanno cercando conferme su quelle che al momento sono solo intuizioni.
I militari vogliono verificare se le immagini e le foto della ragazza, ripresa a sua insaputa in un momento di intimità con il fidanzatino, siano state viste o fatte circolare nella cerchia di amici dei due ragazzi ristretti nell'istituto per minorenni a Casal del Marmo a Roma. Unica certezza finora è che quelle immagini inequivocabili non sono state trasmesse su alcuna piattaforma social. «Stiamo verificando se si tratti di un caso isolato, anche se è durato per tutto questo tempo _ riferisce all'Ansa il maggiore Amedeo Consales, comandante della compagnia dei carabinieri di Vasto _ oppure sia la punta di un iceberg, e allora ci sarebbe di che preoccuparsi. Le indagini ci aiuteranno a capire e a limitare i contorni di questa vicenda dolorosa e scabrosa». Consales riferisce che solo ieri mattina, alla vista dei carabinieri, i due minorenni «hanno iniziato a rendersi conto della gravità delle loro azioni nei confronti della ragazza. I genitori sono anch'essi delle vittime inconsapevoli». Un'ultima parola l'ufficiale dei carabinieri la dedica alla ragazza che, «con coraggio, è riuscita a liberarsi dalla sudditanza psicologica e a riferire fatti e luoghi ben precisi che sono oggetto dell'ordinanza del magistrato». Intanto, c'è attesa per le comunicazioni del Tribunale per i minori dell'Aquila in merito all'udienza di convalida e all'interrogatorio di garanzia per i due minorenni che da ieri sono rinchiusi nell'Istituto i Casal del Marmo di Roma accusati, in concorso tra loro, di riduzione in schiavitù, pornografia minorile, violenza sessuale di gruppo, violenza privata, atti persecutori e cessione di sostanza stupefacente aggravata nei confronti di una ragazza 16enne. Giovanni e Antonello Cerella sono i legali difensori di Marco (nome di fantasia usato dai carabinieri), il cosiddetto fidanzatino della ragazza che per due anni è stata ridotta in schiavitù e costretta a prestazioni sessuali: al momento gli avvocati non hanno ancora avuto contatti con il loro assistito, che non sarebbe, per quanto a loro conoscenza, in stato di isolamento. «Abbiamo solo parlato con i genitori del ragazzo» dice Antonello Cerella «che sono sorpresi e addolorati per quanto avrebbe commesso il figlio. Un ragazzo senza particolari problemi, un fulmine a ciel sereno quando ieri mattina i carabinieri hanno bussato alla porta della loro casa. Aspettiamo l'interrogatorio che si terrà nella struttura di Roma dove è rinchiuso», aggiunge Cerella, «per capire con precisione la posizione del ragazzo e solo allora si valuterà l'eventuale strategia da prendere. Consideriamo l'età dei ragazzi per una vicenda ancora tutta da chiarire nei suoi aspetti»