Riapre il bar Sevel dopo l’incendio doloso
Atessa, la festa di inaugurazione dell’esercizio. La solidarietà dei sindaci del circondario
ATESSA. La festa di inaugurazione, per la riapertura del loro chiosco-bar davanti ai cancelli della Sevel, non l’hanno fatta. Pietro Simigliani e sua moglie Concetta Pellicciotta hanno ricominciato a lavorare in silenzio lunedì scorso, aspettando la fine dei due giorni di cassa integrazione nello stabilimento metalmeccanico in Val di Sangro. «I primi giorni siamo venuti per rimettere in funzione i macchinari, per scaldare la macchina dell’espresso e fare qualche caffè a vuoto», racconta Pietro, «poi da mercoledì è ricominciato il via vai delle maestranze e dei sindacalisti. Non ci dicevano auguri per il nuovo bar ma bentornati. A mia moglie veniva da piangere. La festa di inaugurazione non l’ho fatta, cosa c’è da festeggiare?».
L’attività di una vita –il Bar Sevel è stato aperto 29 anni fa- andata distrutta nell’incendio doloso dello scorso febbraio e quattro mesi di inattività per rimettere su la baracca e tornare a offrire un servizio alle oltre 6 mila tute blu della fabbrica: in questo periodo di crisi, effettivamente, c’è davvero poco da festeggiare. Così la sorpresa a Pietro e sua moglie l’hanno fatta i sindaci della Val di Sangro. Mercoledì pomeriggio si sono presentati al chiosco nuovo di zecca, portando in omaggio fiori, calore e affetto.
«Abbiamo voluto testimoniare la nostra vicinanza a un’azienda che ha riaperto dopo un grave danno», spiega Nicola Cicchitti, sindaco di Atessa e presidente del Patto degli enti locali. C’erano Nicola Scaricacciottoli (Paglieta), Nicola Romagnoli (Santa Maria Imbaro), la vice sindaco di Mozzagrogna, Alba Brighella, e poi Camillo Di Giuseppe (Altino) e Raffaele Verratti (Sant’Eusanio).
«Simigliani e sua moglie hanno avuto il coraggio di ripartire con le loro forze», aggiunge il sindaco di Gessopalena, Antonio Innaurato, «sui loro volti abbiamo letto ancora l’incredulità per il gesto di cui sono state vittime e che non ha ancora spiegazioni. Sono persone oneste, che vivono del loro lavoro, la nostra visita era giusta e doverosa». «E’ stata una bellissima sorpresa, non me l’aspettavo», dice commosso Pietro, «questi mesi sono stati durissimi, ma la solidarietà è sempre stata tanta. L’unico rammarico è il silenzio della Sevel. Il motivo dell’incendio al mio bar lo sto ancora cercando», dice il barista, «ma sono tranquillo perché so di non aver fatto nulla».(s.so.)
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