Ricerca tumori dell’utero Centro promosso a reparto
Alla Citodiagnostica del Renzetti il riconoscimento di unità operativa complessa Qualità e quantità di prestazione sono superiori ad altre strutture di eccellenza
LANCIANO. È il centro di riferimento regionale per lo screening del cervico-carcinoma, svolge attività diagnostiche fondamentali in particolare per la ricerca di cellule neoplastiche sia per evidenziare infezioni che lesioni pre-neoplastiche e da ieri è diventata unità operativa complessa. Si tratta del reparto di Citodiagnostica dell’ospedale Renzetti di Lanciano, diretto dalla dottoressa Donatella Caraceni. Un riconoscimento per l’unità operativa frentana, che per quantità e qualità delle prestazioni offerte supera centri di eccellenza nazionali come Firenze, che arriva dopo anni di lavoro, e anche di “lotta” visto che, in base al primo atto aziendale firmato dal manager Asl, Francesco Zavattaro, che ha cancellato posti letto e unità complesse nel Renzetti, il reparto doveva essere inglobato all’anatomia patologica.
Oggi, invece, il reparto potrà contare su una maggiore autonomia organizzativa, un budget dedicato, personale per svolgere la sua attività primaria, lo studio delle singole cellule dal punto di vista morfologico oltre che attività nei settori di immunocitochimica, biologia molecolare, genetica molecolare. L’attività principe, però, è quella che l’ha fatta diventare unità di riferimento regionale: quella legata allo screening del cervico-carcinoma, attività utile per prevenire il tumore al collo dell’utero che, in Abruzzo, fa registrare circa 80 nuovi casi ogni anno. Il test utilizzato, su donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni, è il Tin-prep che verifica la presenza del papilloma virus, l’infezione che influisce sulla formazione dei tumori. Ogni mese dal reparto partono circa 4mila inviti alla donne per fare il test, che è gratuito. In consultorio viene fatto un prelievo come un pap-test, poi analizzato in citologia. Se il test è negativo l’unità invia la risposta a casa della paziente, se la risposta è positiva, la paziente viene convocata in reparto assieme al medico di famiglia per eventuali indicazioni terapeutiche.
È importante ricordare che la positività al virus non significa avere la malattia, un tumore, ma la presenza di un fattore di rischio che porterà ad approfondire le analisi, con il pap-test.
Un lavoro fondamentale per le donne, per prevenire il tumore all’utero ma, se la citologia è diventata unità complessa, la Geriatria è stata “declassata” a unità semplice inglobata alla Medicina. Il reparto è stato appena trasferito in Medicina. Spostamento “propedeutico” all’accorpamento, che deve ancora essere formalizzato, e a far posto, al piano terra dell’ultima palazzina del Renzetti su via Milano, alla lungodegenza.
Teresa Di Rocco
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