Rottura sindacati-Federmeccanica Proclamato lo stato di agitazione
Saltate le trattative con le associazioni di categoria per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici Nanni della Fim: «Nessun passo in avanti sui salari». Stellantis: oggi a Roma incontro con il ministro
ATESSA. La rottura al tavolo nazionale per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici tra Fim, Fiom e Uilm e Federmeccanica-Assistal produce effetti anche in Val di Sangro. Le organizzazioni sindacali, alla volontà di Federmeccanica e di Assistal di voler cambiare le regole del modello contrattuale, hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione attraverso il blocco delle flessibilità e lo sciopero dello straordinario. Inoltre sono state proclamate 8 ore di sciopero articolate con modalità da definire unitariamente a livello territoriale e da effettuarsi a partire dalla prossima settimana. Coinvolte quindi a livello locale fabbriche del tessuto automotive come Isringhausen, Ma srl, Sanmarco, Taumat, Eldor, Honda. Esclusa dalle rivendicazioni sindacali Stellantis Europe Atessa il cui gruppo prevede ormai da anni un contratto separato con i sindacati. «Al termine dell'incontro tra le organizzazioni sindacali di Fim, Fiom, Uilm e Federmeccanica-Assistal per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici», spiega Amedeo Nanni, segretario Fim Abruzzo e Molise, «non c’è stato nessun passo in avanti sul salario e sulle parti normative. Federmeccanica e Assistal hanno deciso di non rispondere alle nostre richieste, ampliando le distanze anche sulle parti normative. Oggi ci troviamo di fatto davanti a una rottura generata dalle associazioni imprenditoriali, per questo motivo abbiamo deciso, unitariamente di dichiarare il blocco delle flessibilità e 8 ore di sciopero da effettuarsi entro il 15 gennaio 2025, con l'obiettivo di far cambiare la posizione e l'atteggiamento di Federmeccanica e Assistal. Nei prossimi giorni seguiranno assemblee unitarie in tutti i luoghi di lavoro». «Insignificanti sono state le risposte per quanto riguarda la stabilizzazione dei contratti di lavoro precari», precisano in una nota le organizzazioni Fim, Fiom e Uilm, «e non è stata data alcuna disponibilità per quanto riguarda la riduzione dell’orario di lavoro, per noi elemento significativo per affrontare una situazione industriale difficile. Sono mancati passi in avanti anche su altre importanti parti normative come welfare, previdenza, formazione e inquadramento professionale, salute e sicurezza, appalti».
Il futuro di Stellantis. Intanto oggi a Roma è atteso l'esito del tavolo convocato al Mimit (ministero delle Imprese e del Made in Italy) alla presenza del ministro Adolfo Urso, rappresentanti di Stellantis, delle regioni sede di stabilimenti produttivi, delle organizzazioni sindacali e dell'Anfia (associazione Nazionale Filiera Italiana Automotive). Il nodo centrale da risolvere è sempre lo stesso: le prospettive industriali del più grande gruppo automobilistico italiano e quarto nel mondo alle prese con la crisi della filiera automotive e la transizione energetica che vede, in Europa, l'abbandono dei motori endotermici entro il 2035 in favore della tecnologia elettrica. Ed è in attesa di risposte anche lo stabilimento dei furgoni commerciali leggeri ad Atessa che vive una crisi senza precedenti, con il ricorso alla cassa integrazione ininterrottamente da giugno.